Oibò … quale mai sarà il modello di “riferimento” per una formazione musicale che decide di chiamarsi
The Sticky Fingers Ltd.? Se avete pensato ai Rolling Stones, com’è naturale fare, avete ovviamente colto nel segno, ma non vorrei che si pensasse che la devozione espressa nel
monicker si traduca poi anche in un’analoga forma di palese deferenza dal punto di vista artistico.
E’ sufficiente il primo ascolto di questo eponimo albo dei
rockers modenesi per rendersi conto di come gli Stones siano solo uno dei numerosi numi tutelari affioranti in un crogiolo ispirativo ricco e variegato, da cui emergono le effigi piuttosto nitide di Hanoi Rocks, Guns n’ Roses, Cinderella, Law And Order e Bon Jovi, ma in cui fanno capolino anche quelle di Alice In Chains, Stone Temple Pilot e I Love You, leggermente meno “consuete” nel genere.
Un campionario assorbito e non riprodotto, che allontana, proprio come si conviene a degli “emergenti” di valore (in realtà la
band ha una “storia” piuttosto corposa, iniziata nel 1996), lo “spettro” della
routine grazie ad un
songwriting sufficientemente vario e di discreto impatto, sostenuto da dotazioni esecutive di buon livello e da una voce, quella di Lorenzo Mocali, non potentissima e tuttavia abbastanza efficace e distintiva.
“(Do You Feel My) Sticky Fingers” apre le ostilità sfruttando l’effetto straniante cagionato dal contrasto tra chitarre taglienti e melodia sbarazzina e stralunata, e la medesima sensazione prosegue con la mutevole “Sweet delight”, capace di evocare dei G n’ R in preda a qualche strano tipo di acido ancora “sconosciuto”, nonostante la loro verosimile “cultura” nel campo degli stupefacenti.
Con le sue cadenze notturne e inquiete, “Rain keeps fallin’”, si rivela il primo vero gioiellino del programma, e mentre la torrida “In the night” e la conturbante “It ain’t over” (eccellente!), rendono omaggio, nei fatti, all’opera benemerita dei monumentali
Glimmer Twins, “Jailhouse tonight” si presenta con la stessa energia contagiosa di certi Poison e “You’re wrong” ammanta di polvere e di luce accecante l’apparato
cardio-uditivo dell’astante, in virtù di un viscerale spirito
hard-southern.
Le spirali ombrose e lisergiche di “Take me home” piazzano un altro bel colpo dritto in mezzo ai sensi, “Serial killer” scuote nuovamente gli animi più “stradaioli” e “Standing on the ruins of your life” esplora il lato romantico degli The Sticky Fingers Ltd., non completamente a loro agio, invero, nel gestire tali ambientazioni.
Al raggiungimento della “perfezione” espositiva manca ancora qualcosa, sotto il profilo tecnico, emotivo e compositivo, e tuttavia “sento” che liquidare il gruppo emiliano alla stregua di “uno dei tanti” che affollano il magmatico
underground nostrano equivarrebbe a peccare di superficialità. Da “rivedere” appena possibile per ulteriori valutazioni …
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