Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:27 min.

Tracklist

  1. HORROR AVENUE
  2. SPACE KRAVBOY
  3. MOTHER!
  4. DOWN ON ME
  5. LIAR
  6. SHE'S JUST A PUNK
  7. INTO YOUR HEART

Line up

  • Brent Steed: all instruments and vocals

Voto medio utenti

La lettura leggermente superficiale della generosa scheda di presentazione del disco, in cui Federico Sadocco, alias Brent Steed, definisce la sua proposta musicale “UFO Space Rock”, aveva predisposto questo “esperto” rockofilo a un bel viaggio negli acidi gorghi dell’iperspazio sensorio, ma, passati all’ascolto di ”Horror Avenue N. 7”, si capisce subito che l’immaginario sonoro di riferimento del nostro è parecchio diverso dal previsto.
In realtà il prode trentenne padovano aveva anche fatto esplicita menzione, nella suddetta documentazione didascalica, di un “rock elettronico anni ‘80”, e allora ecco che alle figure visionarie di Dave Brock e Steve Hillage si sostituisce l’immagine decisamente più “terrena” e adulatrice di un Billy Idol, tanto per fornire un’indicazione di massima.
Una spiccata predisposizione hard, un approccio alla materia molto minimale (per scelta o necessità, trattandosi di un esordio autoprodotto) e una voce meno “torbida”, allontanano Brent Steed dallo scomodo paragone e tuttavia nei ventisette minuti dell’Ep si rileva un’analoga capacità nel rendere istantanee e facilmente memorizzabili melodie gravide d’inquietudine, supportate da un rilevante gusto per il riff catalizzante, anch’esso rievocante, in qualche modo, l’arte esibita nel campo specifico da un certo Steve Stevens.
Una dote, questa, sicuramente non trascurabile in un musicista “emergente”, che finisce per sovrastare i difetti dell’opera, da individuare in qualche ingenuità tecnica (talune sbavature canore) e compositiva, nonché in una modesta “freddezza” complessiva dovuta essenzialmente a una sua gestione completamente “autonoma” e artigianale.
“Space Kravboy”, “Mother!”, la strisciante “Down on me”, “Liar”, “She's just a punk”, con il suo ritmo incalzante e la romantica (vagamente alla Simple Minds) “Into your heart”, hanno tutte le caratteristiche necessarie a definire l’albo un inizio incoraggiante, in una scena underground sempre più tecnica, formalmente impeccabile e un po’ troppo spesso incurante di realizzare “belle canzoni”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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