Forse resisi conto della pena suscitata dalla ristampa “Lost in Time” dei Nocturnal Rites, la Century Media ha pensato bene di recuperare con quella dei Morgoth, band tedesca dedita al death metal, una delle prime band ad essere messa sotto contratto dalla allora neonata label di Dortmund. Questo “The Best of Morgoth 1987-1997”, come si intuisce perfettamente dal titolo, ripercorre perfettamente i dieci anni di carriera di Marc Grewe e soci, anche se si sarebbe potuto eliminare tranquillamente gli ultimi due anni, coincidenti con l’uscita di quell’aborto musicale a nome di “Feel Sorry for the Fanatcs”, un titolo nato per sfottere gli intransigenti musicali, i vecchi fans dei Morgoth, che voltarono le spalle ad una band che, tanto per fare una cosa nuova, si gettava in territori ibridi tra commerciale, elettronica ed industrial, con tanto di cambio di logo…insomma un disastro che la formazione tedesca pagò con la vita, tanto che si sciolse, con buona pace di tutti i giornalisti elitari del cavolo (qui in Italia ce ne fu uno che ci voleva spacciare questa merda per capolavoro…ve lo ricordate no?) che sputarono su quanto fatto dai Morgoth fino ad allora per incensare “questo perfetto di mix di nuove sperimentazione ed atmosfere inquietanti”….ma vaff!!!
Detto questo, la compilation va a pescare con equilibrio dai primi lavori, tre brani dal primo EP “Resurrection Absurd” del 1989 (davvero seminale!!!), altri tre dal secondo EP “Eternal Fall” del 1990, tre dal primo album ufficiale “Cursed” del 1991 (e sono pochiiii!!) ed altri tre dal secondo album “Odium” del 1993, tra cui la favolosa “Under the Surface” di cui fortunatamente troviamo anche la traccia video che ci riporta alla memoria la defunta Videomusic (o ancor meglio la prima incarnazione di Magic TV per gli abitanti del Lazio) , quando queste emittenti ci trasmettevano all’ora di cena questi fantastici video. Come detto, ci sono anche tre brani dall’aborto, fortunatamente sono stati scelti i pezzi più “pesanti” e vi basti ascoltare “Graceland” per capire di che razza di discaccio stiamo parlando. Peccato, togliendo queste tre avremmo potuto trovare altre perle lasciate necessariamente fuori per motivi di spazio.
Nel secondo cd troviamo il raro demo “The Pits of Utumno”, datato 1988, e altre tre tracce abbastanza rare che sono decisamente interessanti. In definitva davvero un’ottima chance per chi non ha potuto apprezzare in diretta le gesta della mirabolante formazione death tedesca, una occasione per far sua un pezzo di storia del metal europeo che la Century Media ha fatto finalmente benissimo a ripescare. Lunga vita al death metal!
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