"Speriamo bene per il domani."Si chiudeva così, ormai 4 anni fa, la recensione di Pippo dell'EP d'esordio dei comaschi
Simus. Sarà la provenienza che mi porta tremendamente ad essere patriottico, sarà che 4 anni di maturazione sono effettivamente un buon tempo per migliorare e stabilizzarsi, ma quella speranza si è qui concretizzata sotto forma di un buonissimo album.
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Vox Vult", esordio sulla lunga distanza degli Simus, è un disco solido e sufficientemente innovativo, ricco di molteplici influenze e assolutamente ben suonato.
Influenze molteplici, che mi hanno spinto a scegliere il "crossover" tra i generi disponibili sul sito. Una scelta ragionata e complicata, come spesso accade per gruppi che non hanno una direzione stilistica ben definita ma che vanno a pescare qua e là, contaminando il proprio suono con elementi tipici di generi differenti, a volte anche molto differenti tra loro.
Il rischio è quello di cadere nel banale, nel pout-pourri insensato e cacofonico, rischio davvero molto alto ma che gli Simus non vanno a sfiorare praticamente mai nel corso dei 58 minuti che compongono il disco. Sono tanti questi 58 minuti? In questo caso, a differenza di altri, assolutamente no. La musica dei Simus ha un bisogno quasi fisico di essere eviscerata e raccontata lungo un minutaggio importante, proprio per dimostrare che, nonostante le mille e più influenze, ha un'anima propria.
C'è tanto prog (più quello dei Tool che dei Dream Theater), c'è metalcore, c'è il nu-metal d'inizio millennio, c'è una spruzzata importante di rock, ci sono verve e carisma tipici italiani e una cultura non indifferente che permea profondamente i testi di "Vox Vult", sia che si decida di cantare in inglese sia che le lingue scelte siano altre (italiano per "
Mantis", russo per "
Fakir"), senza mai andare esageratamente oltre la sottile linea che separa la sperimentazione dal cattivo gusto. Unica pecca è forse una pronuncia a volte sporca dell'inglese da parte di Mimmo, ma qui andiamo davvero nel gusto personale e, si sa, su certe cose sono davvero esageratamente pignolo.
Un elogio particolare anche alla cura dei dettagli extra-musicali, riscontrabile sia nella bellezza della copertina sia nella professionalità dei due videoclip usciti finora sul mercato, "
Planet Caiak" e in particolare "
The Soulmaker", davvero riuscitissimo.
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Vox Vult" è la maturazione di una band piena di talento ma che, quattro anni fa, peccava di identità e maturità. Bentornati e benvenuti quindi ai nuovi
Simus, consci del fatto che sapranno regalarci delle belle soddisfazioni in quel "domani" su cui riponevamo le nostre prime speranze.
Quoth the Raven, Nevermore..
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