Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:non disponibile
Etichetta:Shiver Records

Tracklist

  1. THE CONJURING
  2. OV FIRE
  3. THRONE OF ONE
  4. TORMENT
  5. MOONLIGHT SACRIFICE
  6. BY THE BLOOD OF THE BEAST
  7. CURSED BE THE FAITHFUL
  8. THE CALLING
  9. OPPOSER
  10. SATANAS REX INFERIS
  11. SERPENT OV FIRE

Line up

  • Chris: bass (formerly guitars and drums)
  • Edward Jacobs: drums
  • Roel: guitars
  • Ron Cotar: guitars (formerly drums and bass)
  • Criz James: vocals

Voto medio utenti

Quarto album in 25 anni di carriera per i belgi Insanity Reigns Supreme, che non sono mai rientrati tra i portabandiera del genere, ma rimangono onesti mestieranti con una certa qualità.
Il loro suono unisce un death metal old style a black e doom, senza spingersi eccessivamente a fondo nella parte lenta ed oscura di quest'ultimo tipo di musica, per capirci, gli Evoken sono di un altro pianeta, i vecchi Anathema, di un altro sistema solare.
'Unorthodox' è un album che liricamente analizza il dualismo all'interno dell'uomo, la bestia che può uscire da un momento all'altro e le conseguenze di queste azioni. Il tema viene ripreso anche nel doppio artwork, anche stavolta opera inconfondibile di Seth Siro Anton.
I testi si legano alla musica ed ecco che ne escono canzoni doom-death piuttosto semplici, ridotte ai minimi termini, brani che puntano su tempi abbastanza lenti, alternati ad accelerazioni mai troppo esasperate che rientrano a breve e ridanno spazio alla monoliticità. I neri e melmosi componimenti vedono in alcuni limitati frangenti una voce femminile (guest di Claudia Michelutti) che doppia il growl maschile rimanendo apprezzabile e mai invadente. Quando tutte le parti sono perfettamente bilanciate, le canzoni sono vincenti e realmente molto belle, come nel caso di 'By The Blood Of The Beast' o la conclusiva 'Serpent Ov Fire' e ricordano abbastanza da vicino un mix di vecchi Gorefest e Paradise Lost (quando questi non scherzavano per nulla). Molti brani sono però un po' freddi, non sufficientemente oscuri e marci e si susseguono senza che ci siano scossoni o sorprese, quasi col pilota automatico. Certo, la qualità non è male, parliamo mid tempo che rallentano con leggere melodie a trascinare la canzone, ma è tutto un po' piatto.
In definitiva, un disco piacevole con momenti davvero riusciti in cui, però, la qualità non costante ed una certa omologazione ne impediscono il salto definitivo.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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