Copertina 7

Info

Anno di uscita:2014
Durata:non disponibile
Etichetta:Razor & Tie

Tracklist

  1. BACK TO OBLIVION
  2. ANYWHERE BUT HERE
  3. FURTHER FROM THE FEW
  4. MURDER ME
  5. PICASSO TRIGGER
  6. PLAY DEAD
  7. TWO GUNS TO THE TEMPLE
  8. THE GREAT DIVIDE
  9. US VS. THEM
  10. TAROT
  11. INFERIUM
  12. NEW WAVE

Line up

  • Nate Barcalow: vocals
  • Alex Linares: guitars
  • Alex Pappas: drums
  • Randy Strohmeyer: guitars
  • Daniel Wonacott: bass

Voto medio utenti

Ci sono degli album che partono male e poi si riprendono e degli album che partono benissimo e poi si affossano da soli. "Back To Oblivion" degli americani Finch fa senza dubbio parte del primo gruppo.

Nati nel 1999 come cover band dei Deftones (ma davvero? Non si sente NULLA della band di Chino Moreno nel loro sound), i Finch incidono un paio di album prima di prendersi una lunga pausa, dovuta ai soliti problemi personali tra membri e al volersi dedicare a progetti personali.
Nel 2012 i californiani decidono di tornare insieme, andare a farsi un bel tour celebrativo del primo disco "What It Is To Burn" e, perchè no, incidere un nuovo album.
"Back To Oblivion" è quindi il risultato di questo peregrinare fisico e mentale ed è, come anticipato in precedenza, un disco che necessita di un paio di brani per decollare, nel vero senso della parola.
La title track e opener "Back To Oblivion" e la successiva "Anywhere But Here" sono due brani spompati, affini al punk-hardcore californiano che, a mio modo di vedere, ha smesso di raccontare storie interessanti almeno una decina di anni fa. Si, qualche idea e soluzione più moderna non manca, ma la sensazione era quella di bollare il disco come noioso, fuori dal tempo e banalotto.
Poi però la direzione cambia radicalmente, prima in maniera leggera con l'ottima "Further From the View" e poi definitivamente con "Murder Me" e "Picasso Trigger", che ci presentano una band aggressiva ma intimista, molto più incisiva, simile per più di un verso ai Foo Fighters di Dave Grohl. Soprattutto l'ultimo brano citato ricorda parecchio "M.I.A." di "There's Nothing Left to Lose", sia nei giri di chitarra sia nel modo di cantare del vocalist Nate Barcalow, ed è proprio con queste soluzioni che i Finch si rivelano una band intrigante.
Da li in avanti è un susseguirsi di brani davvero interessanti, forse non il tripudio dell'originalità ma senza dubbio di qualità superiore a quell'ingannevole coppia iniziale, anche se qualche accenno di "acne giovanile" continua ad avvertirsi qua e là.

Insomma, non fermatevi alle apparenze, perchè ci sono dischi come "Back To Oblivion" che potrebbero darvi soddisfazioni solo se ascoltati almeno una volta per intero. Spero vivamente che i Finch abbandonino definitivamente le radici punk-core per dedicarsi all'alternative rock, perchè quella è decisamente la loro strada.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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