Copertina 7

Info

Anno di uscita:2014
Durata:24 min.
Etichetta:Resisto Distr.

Tracklist

  1. BURNING FIELDS
  2. 1000 REASONS TO?
  3. CHAINS IN THE COLD
  4. NO LONGER
  5. NON CREDI

Line up

  • Davide – Kristof Acs: guitars
  • Federica Sara Falletta: vocals
  • Raffaele Lamorte: keyboards
  • Dario Vanoli: bass
  • Alessandro Napolitano: drums

Voto medio utenti

Ci sono svariati punti di contatto tra questi iLLacrimo e gruppi di grande successo quali Lacuna Coil ed Evanescence (i quali, tra l’altro, sono citati come principali influenze del gruppo italo - ungherese, fondato dal chitarrista Davide-Kristof Acs e dalla singer Federica Sara Falletta … un po’ alla maniera di Ben Moody e Amy Lee …), ma nonostante il comune immaginario artistico, ascoltando “iLLacrimo” non affiora mai la sensazione di avere a che fare con il classico tentativo di “riproduzione” realizzato da un “emergente” nei confronti di un best-selling della scena.
E allora diciamo solamente che i ventiquattro minuti di questo Ep d’esordio ci consegnano una rock band piuttosto decisa e sicura, che non sembra alla prima esperienza e appare già pronta a dimostrare al “mondo” tutto il proprio valore nell’evocare momenti enfatici, drammatici e darkeggianti, per nulla “preoccupata” di inserirsi in un contesto stilistico tanto popolare e codificato.
Così, anche se in taluni frangenti possono ricordare produzioni analoghe, gli iLLacrimo riescono a non perdere completamente di personalità, capitanati da una voce sicuramente di livello superiore e sostenuti da composizioni sempre assai gradevoli, dalle quali emerge una sensibilità chitarristica non banale.
“1000 Reasons to?” colpisce per intensità e forza espressiva (grande prova di Federica Sara …), “Chains in the cold” attesta di poter “sfidare” i campioni del settore senza “svendersi”, “No longer” aggiunge un fascinoso tocco “epico” al quadro complessivo e “Non credi” esplora tramite la madrelingua della cantante una musicalità tutta “italiana”, mentre la sola “Burning fields”, pur piacevole (soprattutto nel break finale), finisce per “galleggiare” sui sensi, senza arrivare a trafiggerli nel profondo.
Chi si attendeva una “nuova” “Bring me to life” (o qualcosa di simile) rimarrà probabilmente deluso, per tutti gli altri un debutto assai interessante che non credo tarderà a dare i frutti sperati.
A quando il full-length?
Recensione a cura di Marco Aimasso

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