Copertina 7

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2015
Durata:53 min.
Etichetta:Version Studio

Tracklist

  1. THERE'S BLOOD ON YOUR HANDS
  2. THE INFANTS
  3. THE NURSE
  4. INCARCERATION
  5. THE WARDEN
  6. YEARS
  7. THE RIFTS
  8. THESE DEPTHS WERE ALWAYS MEANT FOR BOTH OF US
  9. ALL THE LOVE AND GLORY

Line up

  • Erik Nilsson, Jakob Berglund: all instruments

Voto medio utenti

A volte bastano i primi tre secondi di un album ad indirizzare l’ascoltatore.
Così, quei monocordi rintocchi di pianoforte che contraddistinguono l’intro There’s Blood In Your Hands riescono da subito a condurci per mano nel dolente e rassegnato universo sonoro degli A Swarm of the Sun.

La successiva Infants, tuttavia, ci dimostra che non tutto è stato svelato: a differenza di quanto si sarebbe potuto credere, infatti, l’apatia del drone doom in cui il precedente Zenith (2010) si crogiolava viene in questa sede sconfitta da timidi vagiti shoegaze, indie, dark e post rock.
Assistiamo quindi a una sorta di consesso sonoro che vede partecipare, a diverso titolo, band come If These Trees Could Talk, Alcest, Sigur Rós, Porcupine Tree, Radiohead e Solstafir, le quali dibattono per oltre cinquanta minuti in merito alla tristezza senza fine che attanaglia il genere umano nella sua inestricabile morsa.

Eh già, non abbiamo a che fare con un disco solare: un feeling mesto, autunnale e pregno di tragica solennità viene steso tanto sui brani più brevi o strutturalmente elementari (The Nurse, Years, la stessa title track) quanto su quelli più articolati (Incarceration, These Dephts Were Always Meant For Both Of Us), che in ultima analisi si fanno preferire in virtù di una maggior coloritura emotiva.

Parsimonioso a dir poco si rivela l’utilizzo delle vocals, che fanno capolino qua e là ed in modo del tutto residuale e subalterno rispetto al tessuto strumentale; questi, al contrario, si presenta curatissimo, colmo di suggestioni e arrangiamenti, impreziosito da una produzione di alto rango.

La proposta degli A Swarm of the Sun, si badi, nulla o quasi ha a che fare col metal, sarà ritenuta appagante solo dai più cheti e contemplativi di voi, presenta momenti di stanca e non assurge al livello di un Ótta o di un Red Forest; al tempo stesso, gli amanti dei gruppi sopra citati non dovrebbero sottovalutarla per nessun motivo.
Gli altri non disperino: il nuovo Enforcer è alle porte.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.