Quello che era partito come un semplice side project di Steffen Kummerer (cantante e chitarrista degli Obscura) è giunto oggi alla pubblicazione del terzo capitolo della propria discografia.
L’amore e il rispetto di Kummerer per i Dissection continua indefesso, così come per le altre grandi band che hanno gettato le basi alla commistione fra black e death metal nella prima metà degli anni 90 con la stampa di lavori che ancora oggi non hanno perso un grammo della loro oscura melodia.
Quando però l’amore sfocia nell’ossessione significa che non tutto scorre per il giusto verso. “Ascension lost” mostra contemporaneamente il meglio e i limiti della lezione del compianto Jon Nödtveidt, ricalcando ma rielaborando solo parzialmente ciò che hanno imparato con l’assimilazione di “Storm of the light’s bane” e “The Somberlain”.
Un piccolissimo ma percettibile passo in avanti rispetto ai primi due lavori editi in passato, ma lontani da quel deciso slancio in avanti che era lecito aspettarsi dalla band teutonica.
Premesso questo, “Ascension lost” mostra una buona solidità d’insieme;non tocca picchi qualitativi assoluti ma nemmeno cade di intensità durante l’ascolto.
Come detto sopra la “lezione” è stata studiata a fondo: abbiamo una base ritmica rutilante, riff pieni e taglienti che combinano melodia e possanza, atmosfera oscura a cui attingere a piene mani e la classica alternanza fra parti più tirate ed altre più quieti.
Ascoltare la opener “The first rebellion” per credere.
In essa troverete i “germi” che incontreremo cammin facendo durante l’ascolto di “Ascension lost”, passaggi acustici compresi sempre eseguiti con un mix di perizia, tecnica e attenzione.
Alla fine dell’ascolto però ci si chiede cosa vorranno fare i
Thulcandra da grandi: rimanere sempre come i “figli di” o affrancarsi e camminare con le proprie gambe verso un futuro più personale.
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