Queste
La Menade mi hanno davvero stupito.
Conosciute dal sottoscritto solo in maniera superficiale (e verosimilmente per i motivi più “sbagliati” … vedasi l’inclusione dei loro brani nelle colonne sonore di filmetti adolescenziali …), le quattro ragazze romane sfornano con “DisumanaMente” una piccola
bomba sonica pronta a deflagrare nei sensi di tutti i
rockofili che amano manifestazioni musicali intense e intelligentemente “immediate”, caratteristiche sempre piuttosto rare e non solo nel panorama del
Belpaese.
Il
sound del gruppo, nonostante le molteplici influenze (Faith No More, Evanescence, Skunk Ananasie, A Perfect Circle, … tanto per fornire qualche indicazione di massima …) riesce a essere sempre parecchio carismatico e colpisce per la vivida forza espressiva che sprigiona, supportato da un imperioso moto emozionale capace di rendere il quadro complessivo un esempio di poesia contemporanea inquieta e vibrante, in cui si respira l’aria contaminata di una società “disumana”, alienante e opprimente, che può essere sconfitta solo attraverso un doloroso percorso di consapevolezza e catarsi interiore.
Ritengo vincente, sebbene pericolosa e per certi versi “scomoda”, la scelta di utilizzare la madrelingua per rendere ancora più efficace l’impatto “comunicativo” dell’intera questione, ma anche quando, nella
bonus-track dell’opera, la
band capitolina opta per una soluzione meno “indigena”, offrendo la versione anglofona di “Nero caos”, l’effetto empatico non risulta per nulla sminuito, a ulteriore testimonianza di cromosomi compositivi di livello superiore, altamente competitivi anche in contesti maggiormente “internazionali”.
Del resto, è sufficiente un primo contatto con il suddetto singolo per rendersi immediatamente conto delle qualità del gruppo: una melodia drammatica, ipnotica e pulsante, su cui s’innesta un
refrain da incorniciare, il tutto ottimamente presieduto dalla voce seducente e volitiva di Tatiana.
Il resto del programma si conferma ugualmente incisivo e si dimostra pure adeguatamente vario, passando con disinvoltura dalle atmosfere torbide di “Carne fragile” e “Disumanamente” alle striscianti scariche adrenaliniche di “Maschere”, aggiungendo alla tela emotiva le magnetiche scansioni di “Fate di me” e le fascinose suggestioni elettroniche di “La differenza” e “Sogni e lacrime”, completando, infine, con la carica rabbiosa di “L'assassino” (con un pizzico di Rammstein nell’impasto …) e con una splendida ibridazione
metal /
dark-wave denominata “Boogeyman”, le prerogative di una catalizzante esperienza
cardio-uditiva.
Rilevando la notevole preparazione tecnica del quartetto al completo, desidero altresì spendere una speciale “nota di merito” per la tastierista Tanya, la cui sensibilità (e cultura …) appare piuttosto evidente e molto significativa nell’economia dell’albo.
Un gran disco, insomma, per una formazione che unisce notevoli doti artistiche e cospicue potenzialità “commerciali” … una concomitanza troppo preziosa per rimanere ancora imbrigliata nelle frenetiche convulsioni dell’
underground.