Copertina 8

Info

Anno di uscita:2015
Durata:47 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. HEAVY LULLABY
  2. FOR LOVE
  3. ANTHEM
  4. I DON'T LOVE YOU ANYMORE
  5. WAITIN'
  6. SMILE
  7. END OF TIME
  8. OUT OF MY HEART
  9. ANIMALS
  10. ACCEPT YOURSELF
  11. TILL THE END

Line up

  • Alessandro Sforza: guitars, vocals
  • Fabio Valentini: guitars
  • Alessandro Esposito: bass
  • Andrea Alberati: drums

Voto medio utenti

Dovete sapere che quando in redazione ci vengono presentati i dischi da recensire, spesso questi sono accompagnati da un simpatico payoff del tipo "Like Children of Bodom and Paola Turci" o "where death metal meets neapolitan neomelodic", cosa che spinge uno o più di noi ad accaparrarsi i gruppi dai tratti più affini.

I Lykaion, band romana attiva da una decina d'anni ma "solo" alla sua seconda uscita discografica, veniva presentata dalla propria etichetta, la finnica Inverse Records, come avente una "..romantic/decadent vision of bands like Him, To Die For and Katatonia".
Impossibile quindi farmi sfuggire una band con tali affinità musicali, dato che i To/Die/For sono da sempre una delle mie band preferite e HIM e Katatonia hanno, a tratti alterni, deliziato i miei padiglioni auricolari.
Altrettanto impossibile è negare le affinità dei Lykaion con le band sopracitate, aggiungendo al calderone i Sentenced di Ville Laihiala ma soprattutto gli Shadowgarden della coppia Ericson-Hindenäs. Ed è proprio con la band svedese, praticamente mai citata nelle recensioni di "Heavy Lullabies", che le somiglianze si sprecano: il suono dei romani è infatti, così come lo è stato quello degli svedesi, il perfetto connubio tra le due anime predominanti del gothic rock/metal, ovvero quella caramellosa del "Love metal" degli HIM e quella decisamente più oscura e tetra dei Sentenced.
Un contrasto eterno tra morte e vita, amore e odio, tanto sfruttato quanto mai passato di moda e che, proposto dai Lykaion, assume un significato profondo e decisamente godibile.
Fin dalle note dell'opener "Heavy Lullaby" viene immediato associare le sonorità dei connazionali a quelle del gothic di matrice scandinava, mentre con la doppietta "For Love"-"Anthem" facciamo la conoscenza della splendida voce di Alessandro Sforza, innegabilmente ispirata a quelle dei già citati Laihiala e Hindenäs, roca e sofferente ma non "morta" (nel senso buono del termine) come quella del buon Ville.
Anche quando i toni si smorzano, come nella ballad "I Don't Love You Anymore", la prestazione della band tricolore è di altissimo livello, dimostrando tutto il proprio valore.
Tutto il disco si mantiene poi su ottimi livelli, con il picco raggiunto dalla centrale "End of Time", forse la canzone più aggressiva del lotto, senza dubbio la più incisiva e riuscita, grazie in particolare a un ritornello adeguatamente antemico e sofferto, che mi ha ricordato nelle sonorità il prog più incazzato degli ultimi Vanishing Point.

Di fronte a un lavoro di così alto livello come "Heavy Lullabies" diventa palese comprendere perchè un'etichetta scandinava si sia accaparrata i servigi dei "nostri" Lykaion. E' davvero un piacere che una band italiana si distingua e contraddistingua in un genere che tendenzialmente non fa parte della nostra storia, quindi date loro i meriti e le soddisfazioni che si meritano.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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