Primo lavoro sulla lunga distanza per gli svedesi
Veonity dediti al più classico Power Metal. E a prima vista sembrano avere proprio tutto quello che serve, attitudine, un bel guitarwork e un cantante, Anders Sköld, dalla voce profonda, potente e versatile, ma come molti altri
newcomers, anche i Veonity non riescono a lasciar trasparire dalla propria musica chissà quale originalità.
Mal comune mezzo gaudio, come si suol dire in questi casi, e comunque non è che nel genere (e nel Metal nel suo complesso) esistano ancora molte aree inesplorate, ma questo quartetto sembra essersi limitato a pescare ispirazioni, idee e probabilmente pure qualche cosa in più, a destra e manca, talvolta mischiando le loro fonti di ispirazione ("King of the Sky" e "Farewell" sono un buon esempio di questo esercizio) ma senza riuscire a spazzare via quella forte sensazione di deja-vu che aleggia durante l'ascolto di questo "Gladiator’s Tale".
Già, eccoli spaziare tra Sabaton ("Unity" e "Born out of Despair") o Nocturnal Rites e Hammerfall ("Chains of Blood"), poi si spingono anche in Germania fino a toccare i Gamma Ray ("Let Me Die") e i capostipiti Helloween ("For the Glory"), senza nemmeno trascurare formazioni
mediterranee come gli spagnoli Dark Moor o i Secret Sphere dell'esordio "Mistress of the Shadowlight", mentre con la ballad (invero scontata e zeppa di clichè) acustica "Warrior of Steel" i Veonity sembrano aguzzare la vista sino oltreoceano, direttamente in casa dei Manowar.
Certo, qualche brano funziona più che bene e non si registrano drammatiche cadute di stile, ma non si può ignorare come "Gladiator’s Tale" sembri quasi una compilation di
b-sides dei vari gruppi succitati e troppo poco l'album d'esordio di una formazione che dovrebbe volersi ritagliare un posticino al sole.
Rimandati a quando mostreranno un minimo di personalità.
You want it all, but you can't
read it
It's in your face, but you can't
read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the
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