Female fronted band australiana, che più che i Nightwish e soci guarda ai Symphony X e al prog/power più articolato e cattivo, i
Divine Ascension arrivano al loro secondo album, "
Liberator", ed è un bell'ascoltare.
Le strutture ritmiche di questo disco ben si sposano con il mixing/mastering ad opera del notissimo
Jens Bogren, e la voce di
Jennifer Borg tende più al versante drammatico che a quello operistico, caricando così il platter di intensità e pathos, piuttosto che di zuccherosa lagnosità. Il risultato è un album solido, 'metal' nel senso più propriamente detto del termine. L'opener "
Dawn Brings No Mercy" e la successiva, cattiva "
Stronger" settano subito il mood del platter, che continua con una title track epica e powerosa; "
My Contender Lies" è un mid tempo tecnico e chitarroso, laddove brani come "
The Final Stand" o "
Hideaway" a me ricordano quasi più i Vision Divine che Sharon, Tarja, Floor e compagnia bella.
"
Liberator" è essenzialmente un album power/prog metal, ed il fatto che i Divine Ascension siano capitanati da una donna, per fortuna, non appiattisce la loro proposta al solito cliché chitarre grosse-vocina operistica-svolazzi tastierosi-inserti operistici. Qui c'è il suo bel chilo e mezzo di metallo, ben suonato, cattivo e tecnico, e la band dimostra una invidiabile coerenza interna, oggi troppo spesso sacrificata sull'altare delle vendite. Bravi.
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