Sicuramente il look è una delle caratteristiche più evidenti dei
Devil’s Disciples: un punk insanguinato, una sorta di barbaro col face-painting, uno sciamano voodoo con tanto di bastone feticcio con teschi annessi.
Difficile non riconoscerli.
Musicalmente sono un incrocio tra i Venom degli esordi ed un’attitudine punkeggiante alla Misfits. Il trio picchia grezzo e sgraziato, come si conviene ad una band del genere, in brani quali “Church burner”, “Edge of insanity” e “See you in hell”. Ma inserisce anche qualche cosa di diverso, come la cadenzata e allucinata “Worshippers of..” o la lugubre ballata “The devil ain’t dwells in hell”.
Formazione viscerale, epidermica, eccessiva, dove i soliti riferimenti a Belzebù e compari sono parte dell’ambientazione scenica. Qualcuno lo definirebbe “metal rozzo e ignorante”, che per me non è certo un difetto. Infatti, mi sono simpatici e spero mi capiti l’occasione di vederli dal vivo, dove certamente sapranno offrire uno spettacolo divertente.
Un’ultima cosa: i Devil’s Disciples sono italiani.
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