Doomraiser - Reverse (Passaggio inverso)

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2015
Durata:52 min.
Etichetta:BloodRock Records

Tracklist

  1. ADDICTION
  2. MIRROR OF PAIN
  3. ASCENSION: 6 TO 7
  4. APOPHIS
  5. IN WINTER
  6. DIO INVERSO (REVERSE)

Line up

  • Cynar: vocals, synth
  • Giulio: guitars
  • Montagna: guitars
  • BJ: bass
  • Pinna: drums

Voto medio utenti

Canto numero IV per il rituale musicale dei Doomraiser.
La band romana, suonando uno dei generi più anti-commerciali che ci siano, continua il suo cammino nell'underground alzando la testa e facendosi notare ancora di più dagli amanti del settore. Finalmente direi.
Dopo un discreto debutto e due ottimi album, i cinque stanno ottenendo numerosi attestati di stima e l'aura magica attorno a loro sta rafforzandosi ed espandendosi.
I Doomraiser non seguono un sentiero tracciato da una band in particolare, non rispettano le leggi del doom alla lettera, ma sono cittadini delle catacombe rispettosi sì delle tradizioni musicali occulte ma non imprigionati in esse. Non si spiegherebbero altrimenti contaminazioni stoner, parti in growl, momenti psichedelici e tastiere sporadiche ad esaltare il phatos di certi passaggi.
Con il nuovo Reverse (Passaggio Inverso), più che fare un paragone con i dischi precedenti farei una constatazione, ovvero che con ogni uscita hanno qualcosa da dire, di assolutamente buono, pur mantenendo una proposta sostanzialmente inflessibile. È vero che sul nuovo disco le parti psichedeliche sono più limitate, vero anche che i momenti i cui il magistrale cantato di Cynar si accosta a quello di Glenn Danzig sono minori, ma di sostanziali rivoluzioni non ce ne sono. Per fortuna.
Sicuramente il suono si è irrobustito parecchio e le influenze seventies sono molto meno evidenti che in passato a favore di una "pacca", una spinta in più alle chitarre e agli assoli in pentatonica. Hanno insomma tolto qualche ragnatela e dato una bella lucidata al tutto.
Per chi non li conoscesse, è giusto spiegare che la loro musica è giocata su tempi lenti, scanditi da una batteria marziale, su cui densi accordi si susseguono, grassi e sporchi, semplici e profondi, in cui la multisfacettata voce di Cynar sa essere tanto dolce e carezzevole, quanto intensa e rabbiosa. Su Reverse è a volte una sorta di stoner intriso di epicità a prevalere (Addiction), altre è l'inquietudine che esplode (Mirror of Pain), in certi brani poi, tutti gli elementi trovano la giusta collocazione. L'esempio è Ascension: 6 to 7, una canzone lunga, molto doomy, ritualistica, che ricorda qualcosa perfino di Hypocrisy, che poi accelera diventando potente, si prende una pausa, rimane sospesa, ed infine ritrova la melodia iniziale. Che pezzo! Posso continuare con l'aggressione di Apophis, la varietà doom-stoner di In Winter, l'oscuro doom-death di Dio Iverso (Reverse)... Ma quello che dovete fare, se siete amanti di questa musica, è partecipare ad un loro energico live o adorare il culto mettendo su i loro dischi, magari con qualche candela accesa, fissando l'arwork di Roberto Toderico.
Personalmente preferisco il precedente Mountains of Madness, questo nuovo Reverse è un pochino più asciutto, diretto.
Certo è che siamo su livelli davvero alti, quasi sette e mezzo.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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