Una splendida copertina, grande musica ed energia a palate.
Gli
Evil Invaders sì che sanno come attirare l'attenzione senza usare maschere, orpelli tecnici, storie di draghi o pseudo satanismo... Il loro speed metal incrociato con thrash ed elementi classic, basta e avanza per farceli ricordare ed inserire
Pulses of Pleasure tra gli acquisti obbligatori.
Questa band belga ha trovato un modo davvero interessante (sebbene tutt'altro che originale) di unire
Agent Steel ed
Iron Maiden, prendendo dai primi la velocità ed il lato selvaggio, dai secondi l'amore per le melodie e i duelli tra le chitarre. Questo, in estrema sintesi, il contenuto di un disco davvero riuscito, da ascoltare e riascoltare, stupefacente per essere un debutto.
D'altronde, il loro moniker dovrebbe già accendere più di una lampadina, essendo il titolo del bellissimo secondo lavoro dei canadesi
Razor, alfieri di uno stile metallico che ha nella band di cui vi parlo oggi, dei degni discepoli. La voce di
Joe non sarà quella del mito
John Cyriis ma lo stile (non le capacità, per carità) del cantato, acuto ed acido, lo ricordano abbastanza da vicino, con l'aggiunta una punta di
Martin Walkyier (
Sabbath). Per quanto ami questo tipo di cantato, su
Pulse of Pleasure l'attacco vocale, la cadenza e gli accenti, sono parecchio simili in tutti i brani e si rischia una lieve monotonia che, fortunatamente, viene evitata da un lavoro strumentale egregio.
Alcune canzoni, o parti di esse, sono davvero fottutamente veloci, bella forza dici, sfanno speed-metal! Però non è mai una rapidità fine a se stessa, il tupa-tupa fulmineo ha una potente vena thrash che sa adattarsi allo stile dei brani e fa emergere con forza riff assassini o porzioni "rallentate" in cui entra in gioco lo scambio di testimone tra le chitarre.
Come detto, c'è anche tantissimo dei
Maiden dentro questo disco, tutta roba fino a
Piece of Mind compreso (ascoltatevi
Stairway to Insanity) e, ad aggiungere echi della Vergine di Ferro, ci pensa pure il basso di
Max, un vero tarantolato che con linee sempre interessanti ed il giusto spazio concesso, prosegue con orgoglio la lezione di
Mr.Steve Harris. Il suono degli
Evil Invaders risulta fresco, sebbene ricalchi un modello palesemente ottantiano, merito di scelte adeguate in fase produttiva e merito di una spinta ed un entusiasmo che questi ragazzi incanalano nel modo giusto, senza esagerazioni e senza strafare, errori tipici presenti in molti debutti.
Indossate anche voi i vostri gilet di jeans con le toppe attaccate dalla nonna e godete di questo
Pulses of Pleasure, disco che ci consegna un po' di quella sfrontatezza, di quella voglia di spaccare, tipica di trent'anni fa.