Se leggete queste righe, scordatevi degli ultimi 25 anni di musica, con i
Nerocapra si parla di metal sporco, che puzza, di quello violento, marcio, registrato col Fisher Price che ha nei primi
Venom, Celtic Frost e
Napalm Death i propri ispiratori. Loro lo chiamano "primordial metal", come dargli torto? In questo secondo album della band torinese, tutto è approssimativo: non ci sono ritornelli o melodie, non ci sono linee vocali da ricordare, c'è tanto, tanto pattume sonoro. L'immondizia in musica che i
Nerocapra ci versano addosso è talmente indecente che rischia di piacere. Death, black, thrash tutte queste correnti musicali metalliche, una volta indistinte e catalogate sotto la parola "estremo", si incontrano, si alternano e convivono sotto i colpi della band che, tra vocals acide ed intellegibili (in italiano), riff sgarbati ed asciutti, un drumming scarno e veloce, ci propone otto brani davvero "in your face". Loro vanno fieri di questa pochezza da demo tape in cassettina e la loro passione non si discute minimamente ma bisogna essere preparati e saper accettare la loro proposta. La tecnica non è contemplata, l'esecuzione è sanguigna, istintiva, caotica. Nel mio piccolo, nonostante mi nutra con ingordigia di death e brutal, ho fatto fatica ad accettare una così approssimativa realizzazione del disco. Spiccano la voce (effettata) e la cassa della batteria mentre il resto è molto confuso ed anche le macabre e gelide atmosfere, che pur si percepiscono, ne risentono. Con una maggior cura nella realizzazione, penso potrebbero rendere di più.
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