Gli
Unhold, svizzeri di Berna, non sono affatto dei carneadi. Si tratta di una band che ha esordito nel 2001, con già tre full-lenght alle spalle. Però nel 2008 la loro parabola si era fermata, con i musicisti che si sono dedicati ad altri progetti. Ora ritornano con una nuova line-up, dove spicca il nome della veterana Miriam Wolf (già con Crippled Black Phoenix e My Wolf) che aggiunge un tocco visionario grazie alle tastiere e alla sua voce.
Il paragone più immediato è quello con i Kylesa, per le strutture spigolose ed i contrasti nel cantato, ma si potrebbero citare gli Isis, i Minsk, gli Inter Arma, i Neurosis. Queste le coordinate musicali entro le quali si pongono gli elvetici, che loro definiscono “alpine distortion”.
Ma il disco è tutt’altro che caotico, anzi presenta anche tratti rarefatti, atmosferici (Towering, Dawn), capaci di esprimere un fascino malinconico, nebbioso, di buona levatura. Lo stesso si può dire dei brani più metallici, post rock o come si voglia definirli (Containing the tyrant, I belong), dove la tensione è sempre forte pur se stemperata da cenni ariosi (Hydra).
Risultato è un album moderno, personale, equilibrato e maturo.
Così, una delle prime sorprese dell’anno proviene dalla confinante Svizzera: il ritorno degli Unhold è estremamente positivo.
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