Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Causa nuovo lavoro, nuova vita milanese e cazzi vari che non vi sto a raccontare, arrivo colpevolmente in ritardo a recensire questo nuovo disco degli italici
Furor Gallico, “
Songs From the Earth”, secondo della loro discografia.
E la colpevolezza si aggrava ancor di più considerando l’assoluta bontà della proposta dei meneghini, che in questo 2015 ricco di ottimi dischi riesce a ritagliarsi uno spazietto di notorietà con un album completo, dove non manca nessuna delle caratteristiche tipiche del combo, già mostrate ampiamente sull’ottimo disco d’esordio. Aggressività, musicale (
Federico Paulovich dei Destrage alla batteria contribuisce in maniera eccelsa) e vocale, accompagnata quando serve da uno spiccato senso per la melodia, oltre agli inestimabili innesti folk garantiti da
Paolo,
Riccardo e
Becky, in un mix intelligente di brani in inglese e in italiano.
Intelligente è anche la scelta di non esagerare col numero di brani, dato che la proposta musicale può risultare ostica ai più, preferendo limitare la tracklist a un numero sotto la decina. Brani granitici e “vichinghi” come l’opener e title-track “
The Song of the Earth” o “
Wild Jig of Beltaine”, alle quali fanno da contraltare altri decisamente più soft quale la bellissima e intensa “
Diluvio”, che segue direttamente un altro brano in lingua italica, l’ottima “
La Notte dei Cento Fuochi”, forse l’episodio più riuscito dell’intero disco, con un intro che, se possibile, mi ha ricordato addirittura “Tex” dei Litfiba. Non manca addirittura un brano al limite del metalcore, “
Steam Over the Mountain”, forse ispirato dalla presenza del già citato Paulovich alla batteria, forse influenzato dalla voglia di osare e uscire un po’ dagli stilemi del genere.
Menzione speciale merita poi la delirante “
Squass”, a metà tra il folk e lo ska-punk italiano degli anni ’90, con inserti in dialetto e citazioni al Braulio che non possono non essere apprezzate dal sottoscritto.
Bellissima anche la copertina dell’artista olandese Kris Verwimp, già autore di quella del precedente disco oltre che di mille altre cover in ambito metal e non.
In conclusione quello che ci troviamo per le mani è la conferma di un percorso iniziato già alla grande con “Furor Gallico”, del quale questo “
Songs From the Earth” si dimostra autorevole e degnissimo successore, consegnandoci una band senza dubbio maturata e cresciuta in maniera costante. In alto i calici per i
Furor Gallico insomma, per la barba di Odino!
Quoth the Raven, Nevermore..
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