Gli
Imperial sono un gruppo francese formatosi nel 1992. Arrivano oggi al terzo full-length, intitolato
"Chaos", dopo altre due release che risalgono a ben sedici anni fa. La band propone un black-thrash ispirato ai mostri del genere, da un lato all'onda del black norvegese con Darkthrone, Immortal, Emperor, Mayhem e Burzum, dall'altro a mostri sacri del thrash come Destruction, Kreator e Sodom.
Nessun fronzolo è stato aggiunto al sound degli Imperial, come dichiarato da loro stessi nella biografia:
"Nessuna cantante donna, nessuna tastiera, nessun guitar shred inutile: l'efficienza è la nostra parola d'ordine". E beati loro, così duri e puri li vogliamo! La band di Avignone (No! Neanche i due papi ci interessano!) propone dunque, sempre a detta della biografia allegata,
un sound aggressivo, cupo, sporco, con un'atmosfera post-apocalittica (Eh la Madonna!)
con riff che avrebbero potuto esser stati scritti da Destruction e Kreator nel 1985 (buono dai, a trent'anni dai riff i pezzi son pronti). Poi ci sono i testi, in lingua francese, che
trattano gli aspetti più oscuri della natura umana, che aiutano a creare nella mente dell'ascoltatore un paesaggio malinconico e cyberpunk che odora di perdizione, sporco (aridaje),
feci, morte e pazzia, insomma stiamo in un manicomio abbandonato. Gli Imperial, concludono, vogliono
scavare nelle vostre orecchie con un coltello a serramanico arrugginito e macchiato di merda. Le premesse son dunque buone.
In effetti in questo
"Chaos" di merda ce n'è tanta (se volete specifiche su materiale organico citofonare
Frank Gozzi, al secolo
venditore di male, merda e teiere), un discozzo bello inquietante, che, oltre alle influenze già elencate dagli stessi musicisti, inserirei a tratti una somiglianza coi Samael (periodo black). Il duo si dimostra ben affiatato già dall'opener
"Trash, Thrash" e nella seguente
"Cybernaus", queste due sicuramente fra i migliori episodi dell'album. Un full-length putrido, sicuramente non adatto a coloro cui non piacciono i bagni pubblici e influenze intestinali. Niente male anche
"Nibiru", la decadente
"La Canine",
"Hellfire" e la conclusiva
"Alienatom".
Buon ritorno dunque per i virulenti e purulenti Imperial, gli auguriamo di non far uscire il prossimo disco nel 2030.
Cchiù medda pe' tutti!
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