Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2005
Durata:49 min.
Etichetta:Rivel

Tracklist

  1. BATTLEGROUND
  2. BURN OUT
  3. RUNAWAY TRAIN
  4. END OF TIMES
  5. LIGHTMAKER
  6. GET READY
  7. JUSTICE
  8. ALONE
  9. DARK SIDE
  10. CHILD

Line up

  • Anders Johansson: guitar, vocals
  • Dan Tibell: keyboards
  • Bjorn Klingvall: bass
  • Anders Kollerfors: drums

Voto medio utenti

Gli Heartcry fanno parte della scuderia Rivel, etichetta Svedese impegnata sul fronte del “white metal”, ovvero del metal di ispirazione cristiana ed anti-satanista. Questo potrebbe far pensare ad una musica riflessiva, poco grintosa, magari un po’molle e ai limiti dei normali canoni dell’heavy metal. Non è così.
Pur non brillando in personalità, gli Heartcry sono dei discreti discepoli dei primi Judas Priest, dei Rainbow, dei Purple, e propongono uno stile che pesca indifferentemente dall’hard settantiano e dall’heavy classico primi-ottanta. Grazie a riffs scontati ma di sicuro affidamento, ad una voce irta di aculei che ricorda da vicino il metal teutonico ed a ritmiche quadrate per nulla avventurose, in alcuni passaggi del loro disco l’energia e la potenza è certamente abbondante. Brani come la rabbiosa e granitica “Battleground” o la bella title-track, che alterna parti dolci e sofferte a furiose sventagliate metalliche, risultano valide mazzate “in your face” e se l’album fosse stato integralmente su tale linea dovrei esaltarlo con la massima decisione.
Purtroppo per motivi che mi sfuggono la band ha voluto variare il tiro con troppa disinvoltura, così diversi episodi mostrano una debolezza d’idee sconcertante, su tutti lo sconclusionato sleazy-rock “Get ready” e la ballata d’atmosfera “Dark side”, dall’insipido gusto pop, priva di pathos e piuttosto noiosa.
Le restanti canzoni si piazzano a metà strada in una posizione di sufficiente mediocrità, vedi i mid-tempo melodici “Burn out” e “Justice” che vivono di ritornelli abbastanza efficaci o il comunissimo hard “Runaway train” dove il chitarrista Johansson sfoggia la sua impostazione Blackmor-iana, ma nel complesso c’è la sensazione di cose che potevano essere ed invece non sono state.
Direi che è mancato il coraggio di puntare in una direzione ed andare fino in fondo, per questa voglia di accontentare un po’tutti che pare colpire sovente i gruppi contemporanei e che di solito finisce soltanto per disorientare gli ascoltatori. Un paio di buone canzoni heavy non bastano agli Heartcry per farsi notare in questo oceano di uscite che ci circonda, comunque se nelle vostre camerette avete il ritratto di Belzebù ed il sabato sera lo passate ad invocare i satanelli, sappiate che gli Heartcry si considerano alla stregua dei paladini di Cristo e potrebbero bussare alla vostra porta per mostrarvi il Potere della Croce. Siete avvertiti.

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