Torino viene spesso citata come la “capitale” dell’ Hard Core italiano, ma non solo. Torino resta una delle città più occulte del nord Italia, ideale per il proliferarsi di innumerevoli realtà a sfondo black metal quello più oscuro e più nero della morte stessa. Nel turbinio del logorio dell’era moderna della capitale dell’industria mondiale, fanno capolino i BLACK FLAME, band attiva dal 1998 e con alle spalle una discografia massiccia ed importante, tra cui una presenza anche nella compilation “Signum Martis” (B.M.I.A.) un progetto che raccoglie brani inediti di alcune black metal band italiane, le quali, mantenendo le distanze da intenti propagandistici e politici, si propongono di analizzare tematiche storiche, artistiche e culturali facenti parte della tradizione romano-italica, rievocando episodi passati o sviscerando tematiche spirituali ed esoteriche, ma questa è un’altra storia. I piemontesi tornano dunque dopo quattro anni dall’uscita del discreto “Septem”, con un sesto full intitolato “Origin of Fire”. Disco uscito il 25 marzo, dopo un salto discografico importante, dalla Behemoth Production alla Avantgarde Music , che li dirotta immediatamente su un piano ancora più occulto, ricercato e con una gestione testuale quasi più concettuale rispetto ai lavori precedenti.
Le origini del fuoco vengono così raccontate con un’imponenza tecnica musicale paurosamente strabiliante. Riff granitici, durissimi e violentissimi, ma con una pulizia eccezionale e una stilistica destinata a imbarazzare le realtà nuove ben più piccole di loro. Le Fiamme Nere questa volta, sono coinvolte in qualcosa di molto più grande di loro, un viaggio che li porta attraverso le origini del fuoco, con una testualità occulta che invita a bramare il male più estremo in una sorta di totale devozione. La vocalità si fa più grezza, meno pomposa, più spaventosa mentre le parti della batteria vengono surclassate da un’atmosfera asfissiante, dolorosa e intricata ricamata da ingranaggi di chitarre taglienti e gestite in maniera magistrale che si alternano tra di loro come una cavalcata infernale delle Valchirie. Un viaggio intricato, disperato, ma ricco di grandissimo pathos e di grande ricchezza culturale sostenuto da una maturità musicale tecnica degna di un gruppo black metal allo stesso livello dei norvegesi Gorgoroth o degli austriaci Abigor.
Un capitolo sesto che chiude un cerchio perfetto iniziato con “The Third Revelation” full del 2003, tra diversi sali scendi, è il caso di dire che sono tornati, anche se dopo diversi anni, in ottima forma e destinati a brillare per molto tempo nella scena black metal italiana costituendone motivo d’orgoglio.
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