Gradito ritorno per il virtuoso chitarrista Chris Impellitteri ultimamente sempre a metà tra il sound classico e quello moderno. La vera novità di questo album è la presenza dietro al microfono di Curtis Skelton degno erede dei suoi predecessori Graham Bonnet e Rob Rock. Il cantato di Skelton è pungente, aggressivo e impostato su tonalità alte, e nell'insieme lo trovo avvincente e decisamente adatto al contesto speed-trash-neo classic metal in cui si muove "Pedal To The Metal". Mentre il guitar-playing di Impellitteri (che è anche produttore dell'album) è, come sempre, preciso e veloce nei solos e granitico nei cattivissimi riffs proposti. La sezione ritmica formata da Glen Sobel e James Pulli, rispettivamente batteria e basso, unisce precisione e potenza conferendo all'album la giusta dose di energia.
La song di apertura "The Iceman Comet" è un degno tributo ai mitici eightes, anni a cui Impellitteri è rimasto indelebilmente legato musicalmente; riffs spaccaossa, solos neo-classici veloci e stridenti: praticamente Impellitteri in carne ed ossa! Davvero avvincente il mid-tempo quasi Maideniano di "The Kingdom of Titus", song dal ritornello melodico dettato dalla voce altissima e trascinante di Skelton. Altro tuffo nel metal eighties era con "Dance With The Devil", song introdotta da un lugubre solo di Impellitteri e da una macabra voce. Atmosfera che viene spezzata da un riff dinamico e potente e dalla voce di Skelton, veramente a suo agio su questi refrain. Ci sono effettivamente alcuni pezzi più melodici di altri che sfociano quasi nel nu-metal come nel caso di "Hurricane" e "Propaganda Mind", ma senza perdere quella intrisa connotazione di sano metal; la prima addirittura sembra a metà strada tra il sound del mitico "Symbol Of Salvation" degli Armoired Saint e le ultime uscite dei POD.
Impellitteri sa comunque ancora stupirci ed emozionarci, basta ascoltare quella gemma intitolata "Destruction", song dai diversi cambi di tempo che passa da ritmi vertiginosi e super-veloci a parti lente arpeggiate con la voce di Skelton che da ossessiva diventa più flemmatica e riflessiva. Da segnalare in questa song alcuni riffs davvero eccezionali, trademark indiscutibile di Impellitteri, che si ripete anche nella successiva "Judgement Day", song power-trash, in cui i riffs si fanno ancora più pesanti e i suoi sweep neo-classici hanno delle accelerazioni incredibili. In "Pedal To The Metal" Impellitteri si cimenta in un esperimento post-punk elettronico dove, sinceramente, l'unica cosa che si salva sono un paio di suoi assoli. Episodio, a mio avviso, evitabile.
A chiudere l'album la bellissima "The Writing's On The Wall" il cui inizio ricorda la spettacolare "Spirit Crusher" dei Death, le linee vocali sono entusiasmanti nel loro incedere e particolarmente evocative. Il finale poi è tutto per Chris che chiude alla grande con incalzanti scale neo-classiche.
Artwork a cura di Derek Riggs, noto per i suoi lavori con gli Iron Maiden, a dir poco orribile!
"Pedal To The Metal" è un buon album nell'insieme: è suonato in modo divino da quattro grandi musicisti ed è spontaneo, caratteristica che molte bands dovrebbero imparare da Chris Impellitteri e farne tesoro.
Onore ad un artista che nel corso di anni di cambiamenti, variazioni sul tema e falsi proclami ha sempre avuto la forza e il coraggio di credere nell'heavy metal e di mantenere ben salde le sue posizioni musicali.
Inossidabile.
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