Il nome è tutto un programma:
Jesus Franco and the Drogas. La band anconetana, in attività da una decina d’anni, pubblica il suo terzo lavoro dopo aver seriamente rischiato di sparire per problemi di line-up.
Invece, pur rinunciando all’apporto di un bassista, torna all’assalto con il suo acid-rock’n’roll sfrontato e caustico. Ispirato dal garage seminale di Stooges e Velvet Underground, contaminati da derive punk e psichedeliche, il quartetto ci offre una manciata di brani epidermici immersi in un immaginario che profuma di messico lisergico (“Mezcal”) e di deserto alla QotSA (“El coyote”). Talvolta l’indole deragliante prende il sopravvento (“Call to arms”), altrimenti il tiro è obliquo e dissonante (“Helleluja”) con la voce di Andrea Rafi che evoca fantasmi rockabilly, oppure battente e saturo (“Chief doonga”) dove il gruppo scioglie le briglie dello psycho-groove.
Un sound raschiante, viscerale, che fa da ponte tra passato e futuro con sufficiente freschezza. In sintesi, una buona prova.
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