E’ ormai parecchio tempo che scrivo (o “blatero”, se preferite …) di cose musicali da queste colonne e sarebbe abbastanza “naturale” con la pratica acquisire pure un certo distacco razionale nelle disamine discografiche, un orientamento che i “giornalisti veri” dovrebbero possedere e che il sottoscritto, pur senza poter ambire a tale titolo (anche per questioni puramente accademiche …), si propone in qualche modo di mettere in atto ogniqualvolta fronteggia il gaudente impegno della “recensione”.
Con alcuni gruppi, tuttavia, qualunque sforzo appare completamente vano e a prendere il sopravvento ecco arrivare inesorabile l’approccio da “appassionato”, dove il dominio dalle emozioni appare pressoché egemone.
I
Dark Quarterer appartengono alla suddetta categoria di artisti … li ho adorati fin dal primo contatto e a ogni loro nuova uscita vengo colto da una sorta di “febbre” che mi spinge a smaniosi ascolti e alla necessità quasi “fisica” di raccontare al prossimo il vortice emotivo che investe questo (
ehm …)
maturo corpicino.
Dopo questa doverosa esternazione, ormai privo di ogni residua remora, posso tranquillamente affermare che “Ithaca” è un disco della “madonna”, l’ennesima perla di una carriera praticamente inattaccabile, la dimostrazione tangibile che l’
Italietta può contare su talenti enormi, dalla straordinaria caratura internazionale, troppo spesso sottovalutati anche (o soprattutto?) dai
rockofili autoctoni.
Il valore planetario dell’opera dei toscani è per quanto mi riguarda da tempo immemore un dato di fatto inoppugnabile, tuttavia solo i prossimi mesi potranno dirci se l’intera comunità metallica saprà finalmente accogliere come merita un lavoro incredibilmente appagante nella sua totalità, sia sotto il profilo concettuale e sia dal punto di vista musicale.
Ispirato dall’omonimo poema del greco Konstantinos Petrou Kavafis, “Ithaca” affronta la suggestiva tematica del
viaggio, sfruttando il riferimento mitologico dell’Odissea come metafora dell’importanza di vivere la propria esistenza dedicandosi a un continuo accrescimento di conoscenza e di esperienze, alla fine ben più importante della destinazione stessa di tale itinerario.
Immerso nel carismatico crogiolo sonoro della
band, infuso di
prog,
hard-rock ed
epic metal, il
concept, magari non straordinariamente originale, acquisisce un fascino davvero irresistibile, anche grazie alle non comuni qualità interpretative di Gianni Nepi, un
vocalist di grande tecnica dotato di quel
quid di personalità espressiva capace di renderlo sempre coinvolgente e assolutamente riconoscibile (un esempio su tutti, la prova pazzesca sulla gemma “Nostalgia” …), un po’ alla maniera di un Byron, un Halford, un Adams o, se vogliamo, di uno Shelton.
In “Ithaca” convivono leggenda e realtà, il disco ha i mezzi per sedurre chi ama la storia del
rock (dagli Uriah Heep ai Black Sabbath, passando per i primi Judas Priest e i Goblin … curiose le assonanze tra i
break di “Rage of gods” e la
Simonettiana “Phenomena”) e potrà essere apprezzato pure da chi venera le propaggini più “moderne” e illuminate del genere (Queensryche, Shadow Gallery, Threshold, …), e ciò nonostante quello che è veramente necessario sottolineare è il suo essere pienamente “Dark Quarterer”, un nobile marchio di fabbrica che non teme nemmeno i paragoni più illustri e impegnativi.
Non c’è una sola nota che non sia degna di essere assorbita con soddisfazione dall’apparato
cardio-uditvo dei
metal-heads meno superficiali e potremmo davvero “parlare” per ore delle sensazioni che queste sette favolose composizioni sono in grado di trasmettere, cercando di spiegare a parole l’enfasi mai pacchiana delle atmosfere “eroiche”, l’intensità di strutture armoniche creative e appassionate, gli effetti magnetici dei precipizi tenebrosi (ascoltare “Mind torture” per immediate referenze …) e il connubio tra forza d’urto e musicalità di cui è costellato il programma, ma finiremmo davvero per perderci in voli pindarici verbali, verosimilmente gratificanti più per chi scrive che per chi legge.
E allora limitiamoci a concludere affermando con convinzione, recuperando con fatica anche la “ragione”, che “Ithaca” è un altro prezioso tassello dell’affresco Dark Quarterer, un pezzo d’arte “senza tempo” che arriva da lontano e non si specchia nel passato, un'altra splendida tappa del lungo “viaggio”, per rimanere in tema, di una formazione che non ha mai smesso di alimentare il suo irrequieto e immaginifico desiderio di ricerca e scoperta della bellezza, con un’unica meta certa … il compiacimento di tutti gli estimatori di musica.