Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:50 min.
Etichetta:Aor Heaven

Tracklist

  1. HEARTBREAK RADIO
  2. HARD ROCK CITY
  3. NOW YOU'RE GONE
  4. ROCKIN' THE NIGHT
  5. LET ME HAVE MY HEART AGAIN
  6. DON'T LOOK IN HER EYES
  7. ONLY YOU
  8. KNOCKIN' ON HELL'S DOOR
  9. LOVE DON'T LIVE HERE NO MORE
  10. DREAMWORLD
  11. JUST 4 LOVE
  12. THE WAY OF THE WORLD

Line up

  • Pierre Weinsberg: vocals
  • Mikael Erlandsonn: vocals
  • Sayit, T'Bell, Tommy Denander: guitars
  • Mikkey Dee: drums
  • Magnus Rosen: bass

Voto medio utenti

Più che una vera e propria band, questi Heartbreak Radio sono un progetto messo in piedi dalla famosa coppia di produttori Torbjorn Wassennius e Claes Andreasson, nomi già noti nel panorama aor per il loro (ottimo) lavoro sui due dischi dei Last Autumn's dream, nei quali hanno dato anche un sostanzioso contributo in fase di songwriting. Per questa loro nuova creatura hanno assoldato musicisti di tutto rispetto, tra i quali spiccano il solito Mikael Erlandsonn alla voce (purtroppo in soli tre brani), il bassista degli Hammerfall Magnus Rosen, il batterista Mikkey Dee dei Motorhead. A completare il tutto troviamo anche l'ex vocalist dei Prisoner Pierre Weinsberg e un trio di chitarristi mica male composto da Sayit, T'Bell e Tommy Denander (già nei Radioactive). Il risultato sono undici pezzi di tipico aor di scuola europea, gradevolissimo e ottimamente suonato (ci mancherebbe altro, visto i nomi coinvolti!), ma che è distante anni luce dalle recenti produzioni dei Last Autumn's dream. Per carità, le canzoni sono tutte molto riuscite, ed è anche divertente l'idea di presentare tutto il disco come se fosse suonato da un dj della "Heartbreak Radio" (che parla all'inizio e alla fine del lavoro, introducendo il gruppo e accomiatandosi dagli ascoltatori), ma francamente non riesco a cogliere nulla che possa elevare questo lavoro al di sopra della media delle uscite del suo genere. Ci sono due brani che a mio parere spiccano su tutti gli altri, e sono la ballata acustica "Let me have my heart again" e la divertente e scatenata "Knockin' on hell's door", guarda caso cantate entrambe da Erlandsonn. Tutto il resto è un esercizio di stile, bello finché si vuole, ma non destinato a rimanere: in un mondo musicale sempre più frenetico, dove le uscite si susseguono a ritmo incessante, è veramente difficile che un disco come questo sia qui per rimanere. A meno che non siate dei fanatici dell'aor e dei nomi coinvolti, indirizzate i vostri soldi altrove.
Recensione a cura di Luca Franceschini

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