I
Witchwood sono un gruppo di
hard-prog “classico”, ma sarebbe un errore madornale confonderli nel marasma del
retro-rock che ormai da qualche tempo sta affollando la scena contemporanea.
Musicisti di notevole esperienza e cultura, già segnalatisi con il
monicker Buttered Bacon Biscuits (autori dell’ottimo "From the solitary woods"), gli emiliano-romagnoli sono la dimostrazione tangibile di come anche uno stile austero possa “evolversi” sotto la spinta formidabile dell’attitudine e del
feeling, marchiato da un
groove fresco e sufficientemente personale, in grado di trasformare un “tributo” in un illuminato “atto d’amore” compiuto nei confronti dei grandi maestri del settore e dei loro immarcescibili capolavori.
La necessità di recuperare il
sound di Led Zeppelin, Uriah Heep, Deep Purple, Iron Butterfly, Jethro Tull e Atomic Rooster, a cui si aggiungono bagliori dei modelli autoctoni Osanna, Delirium e PFM si trasforma tra i “solchi” di “Litanies from the woods” in un affascinante percorso al tempo stesso devoto e creativo, pulsante di energia vitale e di tensione espressiva, le uniche armi veramente efficaci per scacciare quel senso di artificioso che contraddistingue parecchi dei recenti alfieri del riciclaggio sonoro
sessanta /
settantiano.
Composizioni concepite magistralmente, strutturate con gusto e senza “forzature”, sviluppate fluttuando con innata disinvoltura tra
blues,
hard,
folk,
progressive e
psichedelia, avvolgono e avvincono l’ascoltatore in maniera completa e pressoché incondizionata, rendendo questo debutto una delle opere autorevoli del genere, fieramente italiana finanche nel competente e acuto patrocinio discografico.
In tanta opulenza, qualche vivida istantanea … la magia arcana di “A place for the sun”, gli orizzonti sconfinati di “Rainbow highway”, la lunare e ipnotica “The golden king”, la bucolica e drammatica “Shade of grey”, il bollente bagno
Zeppelinesco di “Song of freedom” e le cadenze misticheggianti di “Handful of stars”, mentre forse l’unica immagine sonica appena un po’ “sbiadita” appare “The world behind your eyes” (una sorta di omaggio ai Lynyrd Skynyrd, curiosamente contraddistinto da vaghe ombre Axl-
iane nel cantato …), in ogni caso ben lontana dal dover subire l’onta dello
skip.
I Witchwood rappresentano una voce forte e stentorea nel panorama artistico attuale e non una flebile eco della storia del
rock … ricordatevene quando deciderete d’investire i vostri sudati guadagni in un prodotto musicale d’ispirazione
vintage.