Diabolicum - Ia Pazuzu (The Abyss Of The Shadows)

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2015
Durata:40 min.
Etichetta:Code666 Records
Distribuzione:Aural Music

Tracklist

  1. BAXXAR EHL UHZA
  2. VOID OF ASTAROTH
  3. SILENT SPRING
  4. GENOCIDE BLISS
  5. SALVATION THROUGH VENGEANCE
  6. THE ABYSS OF THE SHADOWS
  7. ONE MAN'S WAR
  8. ANGELMAKER
  9. IA PAZUZU

Line up

  • Niklas Kvarforth: vocals
  • Sasrof: guitars
  • Likstrand: guitars
  • Gorgorium: bass

Voto medio utenti

A 14 anni di distanza dal precedente “The Dark Blood Rising” tornano i Diabolicum, band svedese creata da Sasrof, musicista passato per le fila dei Setherial, con i quali ha inciso “Hell Eternal” nel 1999.
Il progetto dei Diabolicum è sempre stato basato su un industrial black metal che, a dispetto delle apparenze, non ha mai rinunciato al gene maligno del black metal, presente con i classici stilemi fatti di aggressione sonora e atmosfera satanico/guerresca, ammantandoli di un alone industriale che, si badi bene, non è solo dovuto all’utilizzo della drum machine, ma anche di atmosfere glaciali, fredde, create dalle macchine.
All’epoca del precedente disco apprezzai molto la proposta di Sasrof e soci, la quale si fregiava di un concept che spaziava, manco a dirlo, in lungo e in largo su temi quali la guerra e il totalitarismo.
Il nuovo “Ia Pazuzu (The Abyss Of The Shadows)”, già dal titolo, lascia intendere la ripresa di quei temi, connotandoli ancor più, se possibile, di quell’alone demoniaco che rimanda direttamente a film quali “L’Esorcista”, visto che Pazuzu è il demone che si impossessa di Linda Blair, ritrovato tra le rovine di Ninive, in Iraq, e appartenente al pantheon mesopotamico.
Per completare il quadro aggiungiamo che le vocals sono affidate a Niklas Kvarforth, già membro di Shining e Bethlehem, e che il nostro Malfeitor Fabban fa una comparsata.
Venendo al materiale sonico c’è da dire che su nove pezzi solo sette sono effettivamente tali, se si tralascia l’intro e la conclusiva “Ia Pazuzu”, una manciata di minuti di silenzio, probabilmente condita di impercettibili messaggi subliminali.
Si parte subito forte con “Void Of Astaroth”, pezzo nel quale la velocità è frenetica, per poi lasciare spazio alla più melodica e atmosferica “Silent Spring” la quale, nel finale, si concede un momento di pausa con una parte recitata ed evocativa.
Genocide Bliss” riparte ancor più forte e ha il tempo, nello stacco centrale, per sciorinare una parte che è puramente techno, con un ritmo martellante che lascia spazio, alla fine, ad una nuance più atmosferica.
Il termine più appropriato per definire “Salvation Through Vengeance” è apocalittica, con un sound che sembra davvero invocare la fine dei tempi. Il tutto è condito da un sample di un discorso che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è il solito discorso di Hitler a qualche Reichsparteitag, bensì è recitato in inglese, anche se non riesco a risalirne all’origine. Nella canzone è anche possibile sentire un acidissimo e stralunato assolo di chitarra.
The Abyss Of The Shadows” è un lungo tormento di noise disturbante, condito di vocals demoniache.
One Mans War” torna a picchiare senza pietà al grido di “this is my war!” prima di lasciare il passo ad “Angelmaker”, pezzo carico di disperazione e desolazione.
Il giudizio finale è sicuramente positivo, anche se forse era lecito aspettarsi di più dopo 14 anni. Spogliato degli orpelli industriali, questo disco è black metal fino al midollo, ottimo black metal per carità, ma niente che possa far pensare, nel 2015, che avremmo dovuto aspettare il ritorno dei Diabolicum per gridare al miracolo. Troppo black metal e troppo poco industriale, componente, quest’ultima, che quasi mai dà l’impressione di essere colonna portante dei pezzi, sovente limitandosi a dargli colore (bianco ghiaccio).
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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