I danesi
Pyramaze sono da sempre una band con un potenziale grosso così. A cavallo di quella nuova ondata di power/prog figlio di Symphony X e cugino di Anubis Gate, DGM e molti altri, il combo danese in soli tre albums, ossia fino al 2008 si era già "permesso" il lusso di avere dietro al microfono signori Cantanti del calibro di
Lance King,
Matt Barlow e
Urban Breed. Inevitabile dedurne che, seppur non esattamente mainstream, i Pyramaze godano comunque di grande considerazione anche tra gli addetti ai lavori, e i tre begli albums alle spalle ne sono testimonianza forte e sicura.
Dopo una lunga pausa, dovuta principalmente all'ennesimo rimescolamento di line-up, la band di
Jacob Hansen e soci torna con un nuovo full-length, "
Disciples of the Sun", ed un nuovo singer,
Terje Harøy. Cosa aspettarci dunque dal nuovo capitolo? Nessuna nuova, buona nuova: il nuovo album spacca il sederino ai passeri, esattamente come i predecessori.
Il particolare blend di prog, power, mood e tecnicismo raggiunge qui l'apice per i Pyramaze, che riescono a
sembrare contemporaneamente gli Evergrey, gli Anubis Gate, un pò i Symphony X, moltissimo i Pyramaze.
Dopo l'intro "
We are the Ocean" sono i primi due brani, "
The Battle of Parids" e soprattutto la stupenda
title track, a chiarire una volta per tutte che i danesi non scherzano affatto: le strutture-canzone sono ben salde, pur condite da strumentisti tecnicamente ineccepibili, e vogliosi di dimostrarlo ad ogni battuta. Grazie al cielo, il resto del platter tiene alta la tensione, forse giusto un piccolo 'sedersi' su brani non imprescindibili seppur piacevolissimi come "
Perfectly Imperfect" o "
Hope Springs Eternal", ma il livello generale è altissimo, al netto di una certa autoreferenzialità che a volte disturba un pochino, ma giusto un pochino.
E il nuovo cantante? Beh, vi assicuro che
Terje non sfigura affatto accanto ai ben più blasonati nomi che lo hanno preceduto; ottima la pasta sonora, forse solo un filo troppo sottile e poco carica di basse, intelligente l'uso del cantato sporco, ben alternato ai clean soprattutto nelle parti più tirate. Il ragazzo sa il fatto suo, e merita di essere ascoltato.
Combattuto fino alla fine per assegnargli un bel TOP, alla fine ho optato per il sì, anche se la cosa cambia poco la sostanza. "
Disciples of the Sun" è un discone, se amate il genere, e comunque davvero un ottimo prodotto, frutto di gente che ama il proprio 'lavoro'. Bravi!