Con "Memories of an Ancient Time" gli
Hollow Haze toccano la ragguardevole quota del proprio sesto album, con un lavoro che presenta diverse novità, non tanto sul piano prettamente musicale quanto piuttosto riguardo agli interpreti che vi prendono parte.
Infatti, se Nick Savio, Dave Cestaro e Camillo Colleluori si confermano come lo
zoccolo duro del gruppo, assistiamo all'ennesima rivoluzione dietro al microfono dato che non ritroviamo Fabio Lione, che aveva cantato sul precedente "Countdown to Revenge", e per gestire questa situazione - credo d'emergenza - sono ben cinque i cantanti che si avvicendano alla voce, da Mats Leven (Yngwie Malmsteen, Therion, Candlemass...), Amanda Somerville (al fianco di Kiske e con Aina, Avantasia...), Rick Altzi (At Vance, Masterplan... e comunque già ospite su "Countdown to Revenge"), a Ivan Giannini (Derdian) e Claudia Layline (Serenade).
Una scelta, questa, che non può non avere impatti sulle atmosfere del disco, che scopriamo essere la seconda parte di un concept di Fiction Fantasy che fa parte di una trilogia iniziata dall'album precedente, e dove il songwriting degli Hollow Haze si era aperto a quegli spunti orchestrali e sinfonici che si ripropongono anche in questa occasione, con canzoni che sembrano proprio essere state pensate per essere interpretata da Fabio Lione.
L'aver a disposizioni interpreti così diversi tra loro, che si alternano e talvolta si intrecciano - per quanto Mats Leven si ritagli gli spazi maggiori – potrebbe comunque rappresentare un valore aggiunto per le canzoni, tuttavia non si può negare che allo stesso tempo possa far pensare di trovarsi di fronte all'ennesima Metal Opera.
E brani come "An Ancient Story", con il duetto tra Mats Leven e Amanda Somerville e i suoi rimandi ai Kamelot, l'iniziale scheggia
fast & power "Rain of Fire Lights" o l'interlocutoria "A New Era" potrebbero proprio dare questa impressione, ma vengono ben bilanciati da episodi che tratteggiano al meglio lo stile del gruppo, dall'imponente "Created to Live", dove il guitarwork di Nick Savio lascia letteralmente il segno, all'acustica (prima) ed energica (poi) "Eyes of the Sphinx" sino alla particolare ed elegante "Angeli di Fuoco" (già... continuo ad apprezzare il Metal cantato italiano) o al Power orientaleggiante di "Lance of Destiny” o il pathos epico "Gate to the Eternity"
Niente da dire, gli Hollow Haze si confermano con un ottimo lavoro che sottolinea tanto le proprie qualità compositive ed esecutive, quanto - purtroppo - anche la loro ormai annosa difficoltà nel trovare la giusta quadra a livello di formazione.
You want it all, but you can't
read it
It's in your face, but you can't
read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the
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