Provo grande simpatia e stima per Andrea Ciccomartino.
Agitatore e profondo conoscitore della “scena” italiana (quella romana, in particolare, tanto da descriverne le gesta in un ottimo libro intitolato “Anni di Metallo”), il nostro è uno di quelli che non ha mai smesso di “crederci”, impegnandosi in svariati campi della “cultura metallica”, sostenuto da una notevole preparazione ed evitando di affidarsi a futili esibizionismi.
Come musicista, sono ormai due lustri abbondanti che, al timone dei
Graal, Andrea esprime tutta la sua passione per l’
hard-prog settantiano, mescolando con gusto suggestioni di Deep Purple, Jethro Tull, Genesis, Kansas, Magnum e Uriah Heep (a cui si aggiunge la
cult band Ashbury ...), e anche il nuovo “Chapter IV”, primo frutto della collaborazione con la Jolly Roger Records, non fa che suffragare un percorso artistico ricco di raffinatezza, intensità e forza evocativa.
Pur nella continuità, l’albo appare forse leggermente più “diretto” dei suoi predecessori, e tale risultato potrebbe contribuire ad aumentare la visibilità di un gruppo che probabilmente non ha ancora ottenuto quanto realmente merita.
E allora, cari estimatori di suoni “classici” e sofisticati, e non per questo oltremodo prevedibili e manieristici, non vi resta che impossessarvi quanto prima di questi suggestiva dozzina di frammenti sonori pieni di poesia, tensione espressiva e ispirazione, offerti da un manipolo di eccellenti discepoli (plauso particolare alla spiccata sensibilità esecutiva di Danilo Petrelli) dei succitati numi tutelari, dai quali hanno mutuato ben di più che una semplice disciplina tecnica.
Impossibile, infatti, non rimanere immediatamente affascinati da “Little song” (tre minuti scarsi di pura leggiadria acustica), “Pick up all the faults” (un gioiellino di superbe trame armoniche), “Guardian devil” (un
pomp-rock epico di rara attrattiva), “Lesser man” (spettacolare nella sua enfasi a tratti quasi Warlord-
iana), “Last hold” (emozionante incontro tra
Antica Inghilterra e
Oriente) e "Goodbye” (melodramma Floyd-
esco da brividi), apici di un programma integralmente coinvolgente e appassionante, edificato su tanta competenza specifica e su una cosa che si chiama “attitudine”, enigmatica magari e spesso citata a sproposito, eppure così essenziale e facilmente riconoscibile quando le dosi sono tanto imponenti da non poterle proprio ignorare.
“Accumulatori di dischi” impegnati alla lettura, “Chapter IV” è assolutamente degno delle vostre preziose collezioni e il suo ascolto v’infonderà entusiasmo e perfino commozione … le medesime sensazioni che i maestri del genere sanno garantire così diffusamente … non è una cosa da poco.
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