Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:42 min.
Etichetta:Snakefarm Records
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. PROBLEM SOLUTION
  2. THE DRIFTER
  3. NO HISTORY
  4. SYCAMORE
  5. COME ON SHORTY
  6. CURSIVE
  7. FASTER THAN FIRE
  8. WIDOW’S WALK
  9. RIVER OF LOVE AND LOSS
  10. THE RAPTURE
  11. I DON’T KNOW A THING ABOUT LOVE

Line up

  • Jake Smith: vocals, guitar
  • Matt Lynott: drums
  • Christopher Hoffee: bass
  • Shooter Jennings: piano, keyboards

Voto medio utenti

The White Buffalo è il nome d’arte di Jake Smith, cantautore e chitarrista americano (originario dell’Oregon) nominato agli Emmy, noto anche per aver contribuito alla colonna sonora della serie televisiva “Sons of anarchy”.
La sua musica attinge dal country-rock, dal folk e dalla cosiddetta Americana, e se l’idea di un misto di Bruce Springsteen, Bob Dylan, Eric Burdon e Eddie Vedder stimola la vostra curiosità di onnivori musicofili, “On the widow’s walk” è un disco che saprà ripagare sicuramente tal encomiabile interesse.
Supportato dalla “Jelly Crew” (il batterista Matt Lynott e il bassista Christopher Hoffee) e con la collaborazione di Shooter Jennings (impegnato al piano e alle tastiere, nonché nella produzione dell’opera), Smith si approccia ai generi succitati con attitudine quasi punk, sciorinando le sue storie fosche e intense senza l’ombra di formalismi, intridendole con la sua splendida vocalità baritonale, gravida di pathos e di vibrante tensione interpretativa.
All’interno di un clima assai cinematografico, tra noir, road movie e western, i racconti sonori di “On the widow’s walk” s’insinuano subdolamente sotto la pelle e colpiscono nel profondo i centri dell’emozione, alternando murder ballads e situazioni più solari, accomunate dall’anima di un artista che riesce a rendere “attuale” un suono troppo spesso fastidiosamente nostalgico e lezioso.
Così, l’incessante lotta con i propri demoni, l’imprevedibile furia della natura e la perenne confusione dell’uomo, diviso tra istinti primordiali e senso etico, diventano il sostrato narrativo di un viaggio che alterna dramma e romanticismo, proprio come evoca il titolo dell’albo, ispirato all’andirivieni ansioso, sui balconi degli edifici delle cittadine portuali sulla East Coast, delle mogli dei marinai che attendevano, talvolta invano, il ritorno dei loro compagni di vita.
Strutturato attraverso undici frammenti costantemente coinvolgenti, il programma ostenta la sua grandezza nei momenti maggiormente vivaci (“Problem solution”, “No history”, “Faster than fire”) e ancor di più in quelli dove è il lato oscuro del Bisonte Bianco a prendere il sopravvento (“Widow’s walk”, la Cash-ianaRiver of love and loss” e la veramente “impressionante” “The rapture”), trasmettendo all’astante tutta la dolente, cupa e appassionata sensibilità artistica di cui è dotato.
On the widow’s walk” è una forma di purismo credibile e non manierato, la dimostrazione che un certo “spirito rurale” può vivere in maniera efficace la realtà dei nostri tempi, un’immersione emotiva dedicata a chi nella musica cerca qualcosa di più di un veloce passaggio su youtube o di un epidermico intermezzo nello shuffle di una playlist preconfezionata … in altre parole, una volta accettati i necessari presupposti, un’esperienza d’ascolto vivamente consigliata.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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