Da quindici anni gli
Atomic Bitchwax alimentano l’anima più ruspante del rock “vintage”, così ben rappresentato dal roster della Tee Pee (insieme alla Small Stone, erede della seminale Man’s Ruin...nda).
Se prima il loro stile verteva sulle atmosfere psichedeliche ed avvolgenti, oggi i brani sono schegge di acid-rock dal taglio punkeggiante. Brevi, veloci, intensi. La chitarra hendrixiana di Ryan Finn erutta, in quei pochi minuti, una serie impressionante di riff ed assoli che molti diluirebbero in roboanti jam. Invece il trio americano resta assolutamente ligio alla forma-canzone, trovando anche il modo di inserire parti vocali accattivanti ("No way man", "Proto world"), oltre a schiacciare sull’acceleratore in più di un’occasione ("Sexecutioner", "Fuck face") per una sana dose di headbanging (troppo spesso ci si dimentica che il rock è prima di tutto fisicità... nda).
Un disco come conferma della sensazione che nel nuovo millennio la musica più fresca e viscerale arrivi solo da un certo tipo di underground. E gli Atomic Bitchwax ne sono sempre esponenti di grande rilievo.
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