Tornano gli
Artaius, formazione emiliana che aveva debuttato nel 2013 con
"The Fifth Season", immettendo sul mercato questo full-lenght intitolato
"Torn Banners". La band seguita nella sua proposta musicale presentando un folk metal a tinte sinfoniche, sfruttando l'alternanza fra le voci e gli stili vocali di
Sara Cucci e
Francesco Leone ed immettendo qualche sfumatura eterogenea di tastiera ad opera di
Giovanni Grandi, probabilmente il più incisivo dell'intero combo.
Le caratteristiche del genere ci sono tutte: melodie medievaleggianti di diversa provenienza, attimi più quieti che si avvicendano a momenti maggiormente aggressivi dove il lato metallico prevale sul resto, cori anthemici, dei buoni inserti strumentali da parte di violini, flauti e arnesi del mestiere, un buonissimo lavoro della sezione ritmica che riesce a non far mai calare la tensione. Eppure manca qualcosa, quei punti in più che servono a raggiungere mostri sacri del folk nostrano (Elvenking, Folkstone, Furor Gallico e via dicendo) e internazionale. Non si tratta né di inesperienza né di mancanza di capacità/qualità, c'è carenza di quel sound che cattura ed invoglia a riascoltare il disco più e più volte. Sarà per sovraffollamento del genere e delle proposte di questo tipo, sarà per qualche altro elemento arcano, ma per la maggior parte
"Torn Banners" risulta un po' monocorde. Tralasciando quanto appena detto ci sono episodi degni di nota come l'iniziale
"Seven Months",
"The Hidden Path" che si distingue per freschezza e varietà (probabilmente se tutto il disco avesse seguito questa trama sarebbe risultato nettamente più convincente),
"Pictures of Life", viscerale ed emotiva, e
"Pearls of Suffering", che vanta un grandissimo lavoro del bassista
Enrico Bertoni coadiuvato dai flauti e dalle tastiere. La parte centrale è, come avrete capito, il momento migliore di
"Torn Banners".
Un disco che, nonostante la sottile critica precedente, dimostra impegno ed ispirazione. Il passo per un album di valore è comunque breve, non sta a noi dare suggerimenti ma un'esaltazione maggiore del lato folk gioverebbe non poco alla riuscita delle future uscite degli
Artaius.
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