Ligi alla loro ideologia ed alla loro iconografia guerrafondaia, gli americani
Kommandant proseguono la marcia sulla via della distruzione con il terzo album che, come il precedente, viene rilasciato dalla nostrana ATMF.
Tralasciando qualunque considerazione di natura politica, che in questa sede non ci importa assolutamente, ci concentriamo, invece, sul contenuto musicale di
"The Architects of Extermination", un album, fin dal titolo, foriero di annichilimento e mancanza di compromessi.
Il blackened death metal offertoci dal gruppo di Chicago risulta, infatti, devastante, claustrofobico e dal marcato sapore marziale grazie ad una componente industrial, da ricercare nei "modi" piuttosto che nei suoni, che lo rende asettico e sdegnoso, esattamente come un esercito che avanza bieco e senza rimorsi.
Man mano che avanza il tempo, i
Kommandant sembrano avvicinarsi sempre di più ai
Portal, sebbene il loro backgroud black, soprattutto
Endstille e
Marduk, sia palese, e al gruppo australiano, mascherato come i Nostri, in più di una occasione le strutture sonore così chiuse e sature rimandano e si rifanno in modo evidente anche se gli americani hanno dalla loro una buona capacità in fase di riffing, fase che denota un gusto tutt'altro che nascosto per il thrash metal di tanti anni fa.
"The Architects of Extermination" è, dunque, un album violento, stentoreo, fiero e colmo di odio, un album nel quale il black metal viene plasmato secondo canoni moderni ed attuali che lo rendono mortifero e, soprattutto, pesante come un macigno, un macigno ovviamente nero come la pece che ci cadrà addosso con tutto il suo insostenibile peso.
Considerando poi che la produzione conferisce al tutto un suono nitido e ulteriormente devastante, è facile capire come questo sia un album adatto a chi nella musica estrema non accetta il compromesso o l'ammorbidimento melodico, ma cerca solo pura e semplice distruzione.
E qui, di macerie e polvere dopo il bombardamento, ne troverete in grande quantità.
Adesso fatevi del male.
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