Il
1985 fu un anno oltremodo fortunato e prolifico a livello di realizzazioni in campo Speed & Thrash Metal, e se tre dei recentemente auto-elettisi
Big 4 diedero alle stampe alcuni dei loro dischi migliori "Killing Is My Business... And Business Is Good!" dei
Megadeth, "Hell Awaits" degli
Slayer e "Spreading the Disease" degli
Anthrax), non mancarono altre uscite importanti, infatti, fecero capolino i primi lavori di
Exodus ("Bonded By Blood"),
Possessed ("Seven Churches"),
Kreator ("Endless Pain"),
Destruction ("Infernal Overkill"),
Overkill ("Feel the Fire") e anche dei
Celtic Frost ("To Mega Therion").
Questo per limitarsi citare alcuni dei gruppi più importanti, ma il 1985 è un anno di grande fermento anche grazie agli esordi di realtà – diciamo minori – come
Hallows Eve,
Agent Steel,
Carnivore,
Onslaught,
Dark Angel,
Hirax e
Razor, tutti LP che si impossessarono del mio giradischi e spadroneggiarono sui miei ascolti. Ma uno in particolare
mi prese davvero bene: il primo vagito degli
Abattoir, quel
"Vicious Attack" che ora la Marquee Records ristampa per una seconda volta (una prima riedizione era stata curata già nel 1998 dalla Century Media), e che a distanza di tre decenni rimane uno dei miei dischi preferiti di sempre.
Non posso, quindi, che promuovere a pieni voti la decisione di dare nuovamente visibilità a "Vicious Attack", ma è un vero delitto che ci si limiti alla mera riproposizione della sua versione originale, senza bonus di alcun tipo, nemmeno un recupero dai demotapes pre-esordio (quelli con alla voce ancora Raul Preston o il ben più famoso John Cyriis che cantò invece sulla versione di "Screams from the Grave" finita sulla raccolta "Metal Massacre IV"), nessuna delle covers che hanno registrato negli anni successivi ("Sanctuary" degli Iron Maiden, "School Daze" dei W.A.S.P. e "Motorcycle Man" dei Saxon) e niente
live video d’annata.
Ad ogni modo anche i 28 scarsi minuti dell’album valgono il
prezzo del biglietto, un sound grezzo e frontale, dalla resa sonora quasi a livello di un demo (beh.. in realtà proprio quelle sono le sue origini), ma questo non penalizza certo "Vicious Attack", anzi ne garantisce l'impatto e la spontaneità, peculiarità che appaiono subito evidenti sin dall'opener "
Scream from the Grave", uno dei migliori esempi dell'epoca di
Classic Heavy Metal on Speed (... e che velocità!), con gli Abattoir abili a riconfigurare la lezione di Iron Maiden e Judas Priest con un pizzico di Motörhead di contorno.
L'assalto prosegue, forse ancora acerbo e scomposto ma già in grado di metterti con le spalle al muro, grazia alla titletrack e alla successiva "
The Enemy", prima di lasciare spazio ad una rutilante reinterpretazione di "
Ace of Spades" che
molla ogni freno inibitore nel chiudere la facciata A. Il compito di aprire la side B viene stranamente assegnato a "
The Living and the Dead" uno dei brani meno Speed & Thrash del lotto e che sembra invece guardare maggiormente alle influenze più classiche della formazione californiana, che si rimette poi subito a correre all'impazzata con "
Stronger than Evil" e "
Don't Walk Alone" fino a deragliare con la conclusiva "
Game of Death", altro episodio nettamente sopra la media.
Per tutta la durata (ok... misera) dell'album si assiste ad una prova spettacolare di Steve Gaines seguito a ruota dal bassista Mel Sanchez (che nel suo pulsare tradisce quelle passioni motorheadiane che culmineranno nella già citata "Ace of Spades") e del chitarrista Mark Caro, resta invece qualche dubbio su chi ha suonato con loro, dato che sicuramente diverse parti sono di Juan Garcia e di Robert Wayne anche se poi nella foto e nella line-up riportate sulla back cover sono presenti solo i loro rimpiazzi, rispettivamente Danny Oliverio e Danny Annaya.
Seguirà un secondo lavoro, "
The Only Safe Place", dove al microfono non troveremo più Steve Gaines bensì l’ex Heretic Mike Towers, un album che perde il suono aggressivo dell’esordio a favore di un approccio più ragionato e articolato, con qualche spunto melodico in più.
Successivamente gli Abattoir cercheranno, con alterne fortune, di tornare in pista, suonando anche al Keep It True XII con la seguente formazione: Steve Gaines, Mel Sanchez, Juan Garcia, Tim Thomas e Rob Alaniz, ma senza riuscire a ricreare la magia dei bei tempi andati.
Nothing can stop them
They're headed your way
Driven by vengeance and swinging the chains
The grinding of metal, the clashing of steel
Bloodchilling screams streak thru the fields
You want it all, but you can't
read it
It's in your face, but you can't
read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the
review