Si sa, i
Thy Art is Murder sono una delle realtà deathcore più affermate: un po' per la personalità, un po' per il giro che si sono creati coi singoloni del precedente "Hate" e un po' per la demenza (in senso buono) dei membri più in mostra. Questa volta tornano alla ribalta con un attesissimo seguito del precedente disco, intitolato "
Holy War" incentrato sul tema delle varie guerre che vedono come principali vittime dei bambini (come si può evincere dalla copertina censurata e non)
Non ci aspettavamo di certo un cambiamento radicale nel sound del gruppo, se col già citato "
Hate" erano riusciti a scoppiare in tutto il mondo quello di questo nuovo album sarebbe dovuto essere molti simile. E le nostre aspettative non sono infatti state tradite. E questo è un male fino a un certo punto.
Il guitar work è molto "ispirato" al precedente lavoro, tanto che molti riff potrebbero essere inseriti senza tante moine in quell'album che nessuno noterebbe qualcosa di strano. La differenza tra i due tipi di riffing messi a confronto sta nelle piccole cose: quelle piccole sfumature di suono che rendono il lavoro più esotico e particolare come si può sentire molto palesemente nella traccia "
Emptiness". Il comparto ritmico in mano a Lee Stanton alle pelli e Sean al basso è una delle peculiarità del gruppo sin dai tempi di "
The Adversary", quindi almeno da questo punto di vista niente da biasimare dato che ogni colpo sembra essere dato alla perfezione. Infine ci troviamo davanti a Chris "CJ" McMahon, la personalità più irriverente del gruppo, che ci regala dei growl al limite tra l'inumano e il disturbante, come di suo solito. Anche qui nulla da contestare.
In sintesi questo "
Holy War" è un ottimo disco deathcore, che poche volte cade nei fastidiosi clichè del genere, la cui unica pecca però è l'essere troppo comparabile al precedente lavoro. Per questo motivo la valutazione non può essere tanto elevata nonostante il quintetto australiano ci abbia dato un'altra lezione su come si deve fare un disco deathcore al giorno d'oggi senza risultare noiosi e banali.
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