Questo non è solo un meraviglioso, entusiasmante, magnifico album di power metal nordeuropeo potente, di classe, melodico, raffinato. Questa è una testimonianza indiscussa ed indiscutibile di superiorità, uno schiaffo, una definitiva pietra tombale sulla disputa
Cain's Offering / Sonata Arctica.
Con tutto il bene (che gli ho voluto),
Tony Kakko esce con le ossa rotte dal confronto col suo collega chitarrista
Jani Liimatainen che, da quando è uscito dai Sonata ha composto e pubblicato due album fantastici, appunto con i Cain's Offering. mentre il Kakkone nazionale dopo i due capolavori iniziali a titolo
Ecliptica e
Silence è sprofondato sempre più in basso prima con due album vagamente sufficienti ma lontani anni luce dai predecessori e poi da
Unia in poi ha infilato un poker di obbrobri, culminati col ridicolo
Pariah's Child (che, vi ricordo, in realtà è il nuovo bello) e con la cartina di tornasole di
Ecliptica - Revisited che a questo punto è la palese manifestazione di come i due capolavori iniziali fossero grazia divina di sua maestà
Liimatainen che una volta abbandonata la barca della sonata glaciale li ha consegnati ad una carriera da oblio artistico.
Lasciamo quei disgraziati, con in testa Kakkolo e quel tamarrone di
Klingenberg (che a due come
Harkin e
Johansson non è degno nemmeno di sciogliere i lacci dei sandali), e torniamo a
Stormcrow che rispetto al predecessore
Gather the Faithful vede due cambi di lineup, appunto il veterano Jens Johansson al posto di
Mikko Harkin e
Jukka Koskinen dei
Wintersun che ha lasciato il basso allo sconosciuto collega
Jonas Kuhlberg, variazioni che però non hanno minimamente alterato la soluzione sonica dei nostri, capeggiati dall'inarrivabile duo
Liimatainen -
Kotipelto che, dopo tanti e tanti anni di ascolti e valutazioni, crediamo sia il solo a poter conferire quell'aura nordica, brinata e polare a composizioni così austere e contemporaneamente entusiaste.
L'opener
Stormcrow è una palese dimostrazione e summa di quello che possono proporre oggi i
Cain's Offering, solenne ed epica cavalcata che si contrappone alle tiratissime sfuriate power di
Constellation of Tears e
I Will Build You a Rome, mai banali seppure di presa instantanea, così come i mid tempos di
The Best of Times,
My Heart Beats for No One e
A Night to Forget, dotate di quel velo di malinconia che ammanta i refrain di una classe davvero superiore.
Una produzione finalmente stellare, a differenza del debutto, completa un'opera che è valso la pena attendere per sei anni, che perlomeno gli si affianca come valore ma che personalmente preferiamo seppur di poco per qualche lampo e hilite veramente entusiasmanti.
In ogni caso "
l'album power più bello dell'anno è uscito a Maggio". (semicit.
Vincenzo Barone, HM Maggio 1992).