C’è poco da fare. Nonostante una carriera ricca e prestigiosa (Trans-Siberian Orchestra, Blue Murder, John Norum, Michael Schenker Group, Carmine Appices Guitar Zeus, Heaven and Earth, …), il nome di
Kelly Keeling è e sarà per sempre fatalmente legato a quello dei Baton Rouge, uno dei capisaldi dell’
hard rock levigato d’estrazione
yankee, autori di due autentici
must (“Shake your soul” e “Lights out on the playground”) per ogni collezione melodica che si rispetti.
Il problema principale è, dunque, cercare di svincolarsi dal ricordo di quel glorioso (e per tante ragioni irripetibile …) passato e, lasciando i capolavori dei
Rouge là dove si meritano di stare (ovvero nell’
Olimpo del settore), affrontare con mente “sgombra” il nuovo impegno solista del valoroso
vocalist americano.
Solo in questa maniera ci si potrà rendere conto che la voce di Kelly è costantemente in grado di procurare brividi di soddisfazione
cardio-uditiva, che l’affiatato
team italico che lo supporta nell’impresa è ormai una garanzia di assoluta di competenza e sensibilità (Percudani in particolare …) e che “Mind radio” è un prodotto di notevole valore, in qualche caso nemmeno “troppo” lontano dai fasti di quel formidabile
ensamble tutelato da
Re Mida Jack Ponti.
E allora cominciamo a descrivere i momenti migliori dell’albo, informando altresì il lettore appassionato del fatto che anche i (pochi) pezzi esclusi dalla menzione non si affrancano da un cospicuo piacere d’ascolto, pur scontando qualcosa in fatto d’efficacia e penetrazione emotiva.
“This love our paradise” apre l’opera in maniera eccellente grazie a un
refrain di sicura presa e a suggestivo
break pomposo, mentre per provare nuovamente scosse intense e durature bisogna attendere il
groove notturno e Whitesnake-
iano di "Sunshine over me” e il crescendo appassionato concesso a "Still need you in my arms”, traccia forse addirittura superiore alla precedente sotto il profilo squisitamente comunicativo.
Di sicuro “Written in fire” e “Who do you run to” sono piccole bombe soniche (tra Purple e gli stessi Baton Rouge), “Non man’s land” è una cangiante delizia adulta che sfrutta con sagacia l’uso del classico (dai Survivor ai Toto, passando per i Jefferson Starship ...) “piano battente”, “Frozen in time” ha i mezzi per soggiogare gli animi più raffinati e romantici e “Ride the storm” catalizza i sensi con una contagiosa linea armonica.
Agli inguaribili “nostalgici”, infine, consiglio l’ascolto della ruggente e torrida “Monkey house”, a cui manca davvero poco per ambire alla fase più apprezzata della parabola artistica di Mr. Keeling.
A qualunque categoria di
rockofili apparteniate, in ogni caso sarà molto difficile rimanere indifferenti di fronte a “Mind radio”, un gran bel disco realizzato da un ottimo cantante e da un gruppo di lavoro molto affidabile e assai ispirato.
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