Ne è passata di acqua sotto i ponti per gli
August Burns Red, gruppo statunitense partito ormai dieci anni fa nel marasma del metalcore ed oggi solidissima realtà, sia artistica sia economica, sopravvissuta alla grandissima dal caos di questo inflazionatissimo genere ed oggi tra gli esponenti principali insieme ad altri pezzi da 90 come
Bring Me the Horizon,
Parkway Drive e
A Day to Remember (e ci metterei anche
Confession e
Bury Tomorrow, sebbene assai distanti per followers e dati di vendita).
Dopo due dischi a dir poco di successo come
Leveler (2011) e
Rescue & Restore, il quintetto del Pennsylvania termina il proprio contratto con la
Solid State e si accasa con la ricca
Fearless Records che dà alle stampe questo settimo disco, intitolato "
Found in Far Away Places", in cui i cinque cortocriniti danno un chiaro esempio di metalcore fomentato ed incazzatissimo, in cui è messo in palese primo piano l'aggressività rispetto alla melodia.
Che pure c'è sempre, di fondo, grazie ad un rifframa che a volte sembra, pazzescamente, attingere dal filone del goteborg death metal di inizio anni '90, ovviamente con quella malizia commerciale di cui gli August sono maestri, anche quando non inseriscono il cantato pulito nel ritornellino lindo e pinto, acchiapparagazzini e ragazzine.
Questo avviene assai di rado (e, bisogna ammetterlo, con ottimi risultati, al punto che quasi si rimpiange che non si sputtanizzino così poco), mentre molto meno rari sono quei momenti in cui la band si rallenta, sbizzarrendosi in momenti assai inconsueti, quando pinkfloydiani con assoli struggenti alla Gilmour, quando decisamente teatrali e clowneschi, a volte esagerando nella loro poliedricità (tipo in "
Identity", in cui per un momento ci sembra di essere dentro ad un film di Tarantino o in "
Separating the Seas", quando da un momento all'altro ci aspettiamo il commissario Montalbano irrompere con il suo "
miiiiinchiaaa") anche se ammettiamo che il break è molto utile per smezzare una proposta comunque molto massiccia ed uniforme, ma realizzata con un classe nettamente superiore al 90% dei loro colleghi.
Le sole "
Ghosts", l'opener "
The Wake" o la terremotante "
Majoring in the Minors" (peccato il solito break, stavolta western, dove sta
John Wayne? ebbasta con sti interludi! unico vero punto negativo dell'intero lavoro) valgono il prezzo del biglietto ma bisogna ammettere che non ci sono mai cali evidenti o filler e che tutto il disco scorre equilibrato ed armonico.
Produzione e suoni stellari completano il perfetto pacchetto confezionatoci dalla Fearless per un disco che sa molto di prodotto, come un po' tutto il metalcore, ma di prodotto dannatamente ben realizzato: non sappiamo se
"
Found in Far Away Places" sia il miglior disco mai scritto dagli
August Burns Red, peraltro ne siamo stati un po' lontani e siamo fermi al live "
Home" del 2010, escludendo il penoso disco natalizio del 2012, ma senza dubbio rappresenta un brillantissimo capitolo in una carriera fortunata e meritata, di cui continuano ancora adesso a goderne appieno i frutti.
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