Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2005
Durata:45 min.
Etichetta:Black Lodge
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. BLACK HORIZONS
  2. THE SOMBERLAIN
  3. CRUNSON TOWERS
  4. A LAND OF FORLON
  5. HEAVEN'S DAMNATION
  6. FROZEN
  7. INTO INFINITE OBSCURITY
  8. IN THE COLD WINDS OF NOWHERE
  9. THE GRIEF PROPHECY/SHADOWS OVER A LOST KINGDOM
  10. MISTRESS OF THE BLEEDING SORROW
  11. FEATHERS FELL

Line up

  • Jon Nodtveidt: vocals, lead, rythm and acoustic guitars
  • John Zwetsloot: ryhthm and acoustic guitar
  • Peter Palmdahl: bass
  • Ole Ohman: drums

Voto medio utenti

Ristampa assai gradita questa del primo disco dei tanto seminali quanto devastanti Dissection che, pur non aggiungendo bonus tracks, video e quant'altro si usa inserire nei remasters, ci presentano nudo e crudo il capolavoro rispondente al nome di "The Somberlain". Sicuramente se siete amanti del genere avrete sentito quanto meno parlare di loro (ma dico quanto meno...) e per molti fan sono sicuro che sarà un piacere sapere che è in circolo questa elegante confezione del disco in quanto era diventato praticamente introvabile; il digipack nero come la notte con la scritta Dissection in rilievo è una chicca, così come il libretto corredato da tutti i testi e varie interessanti informazioni circa l'album. Ma veniamo al dunque, parlando dell'importanza che ha avuto questo platter ormai storico: la band in questione può vantare un'importanza incredibile nel panorama del black metal, forse come pochissime altre vedi Bathory e Venom, e certamente la più influente per quel chge riguarda il metal nordico moderno (inteso dalla metà degli anni '90). Basta ascoltare i primi 3 minuti della traccia di apertura per avere una panoramica completa su ciò che verrà detto nei seguenti dieci anni nel metal estremo (e parlo dei soli primi 3 minuti della prima traccia di un album uscito nel '93...): cambi di tempo continui, riff incredibilmente gelidi e allo stesso tempo coinvolgenti, che restano nel cervello e si dimenticano a fatica, voce glaciale e testi che hanno poco da invidiare al Nietzche più nichilista. In tutta la durata del disco si alternano così in una stessa canzone momenti di una brutalità ancora ineguagliata nell'ambito black, a momenti rilassati con chitarra classica e acustica in cui sembra di osservare dall'alto la fredda tundra scandinava e di percepirne nel sangue l'atmosfera unica; 45 minuti che scorrono via come un fiume in piena che ci travoge e ci fa annegare nelle sue dense acque nere come la pece lasciandoci senza fiato. Qui non si tratta di gusti, di mode, di buone canzoni, qui stiamo parlando di un disco eccellente sotto tutti i punti di vista (sentite un pò che produzione e ditemi se c'è un sound più adeguato per il black metal) che non dovrebbe mancare nella collezione di ogni amante del genere metal, figuriamoci di chi apprezza particolarmente quello estremo. Molti poi mettono su un gradino inferiore "The Somberlain" rispetto al successore "Storm of the Light's Bane".. beh se da un lato è innegabile che quest'ultimo è un'evoluzione ancora più incredibile del sound della band, bisogna anche riconoscere che l'atmosfera grezza e allo stesso tempo curatissima di "The Somberlain" è unica e si pone alla base di tutto un filone di band che verrà in seguito, risultando quindi il primo, fondamentale mattone di un qualcosa di grandioso e imponente.
Recensione a cura di Alessio 'Slayer' Noè

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