Mentre chi in questa estate davvero rovente, si gode le meritate vacanze in cerca di un possibile refrigerio, la
Candlelight Records invece lavora a ritmo serrato e spazza via i disagi del caldo afoso, con delle uscite discografiche a dir poco pazzesche.
A distanza di due anni tornano i
C.R.O.W.N. con un nuovo lavoro prodotto da
David Husser e registrato da
Stèphane Azam al
Gartbaum Studio. Dopo l’acclamato e primo full
“Psychurgy” uscito nel 2013, i Crown aprono un nuovo capitolo altrettanto emozionante con
“Natron” e un nuovo elemento aggiunto in supporto chitarristico e vocale nella seconda e sesta traccia, ovvero
Fredryck Rotter (già membro dei poliedrici colleghi svizzeri
Zatokrev).
“Natron” contiene sette tracce di cui una suite della durata di dieci minuti e venti, per un totale di quasi un’ora di ascolto. Un cammino spirituale, intenso e passionale a stretto contatto con la morte trascendentale. I suoni sono cupi, riff dissonanti e chitarre di massa accompagnate da una drum machine che serve soltanto a dare l’effetto finale. Parentesi sonore spaventosamente elettroniche e industrial, danno vita ad un gothic metal intricato, disturbante e pericolosamente psicotico, accompagnato dalla scelta vocale quasi sempre pulita e profonda quanto basta per cadere in una trappola oppressiva e conturbante. Una distillazione di droni, cavalcanti e ricchi di pathos. Melodie che ricordano i
Katatonia, anche se nettamente ad un livello superiore, passaggi oscuri e densi al pari dei
Neurosis e per finire un tocco di magia prettamente marchiato
Isis. Insomma anche questa volta i Crown hanno dato la prova di essere meravigliosamente freschi e attivi, con un album strizzacervelli impressionante, meraviglioso e persino commovente. Un album che conferma i francesi C.R.O.W.N. , uno dei migliori baluardi del pianeta doom/ambient/elettronico e industrial.
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