Ammetto che prima di questa ristampa non avevo assolutamente idea di chi fossero i
Suicide Watch… Merito quindi alla Marquee Records che dopo aver dato nuova vita al seminale Vicious Attack degli
Abattoir, prontamente e calorosamente
recensito dal mitico Ermo, decide di ristampare, in occasione del decennale della sua uscita, anche il debutto, appunto, dei Suicide Watch, con una copertina dai colori meno saturi rispetto all'originale, e nessuna bonus track. Certo, tutt’altra storia rispetto a quella degli Abattoir, per i quali possiamo parlare di caposaldo del genere rimasto sempre e ingiustamente indietro rispetto ad altri dischi di più illustri colleghi, mentre non possiamo andare oltre una simpatica riscoperta per quanto riguarda gli inglesi.
2005, seconda metà degli anni 2000 quindi, e piena ondata di thrash revival, grazie a gruppi come
Gama Bomb,
Warbringer,
Violator,
Toxic Holocaust,
Municipal Waste, e così via. Molte band riscoprono il valore del vero metal e del vero thrash, lasciandosi alle spalle le contaminazioni e le sperimentazioni degli anni precedenti. Molte band, si diceva… forse troppe, tant’è che nel giro di pochi mesi la scena si satura, e diversi gruppi finiscono con l’essere soltanto un granello di una sabbia sterminata, passando così quasi inosservati.
È il caso, appunto, dei Suicide Watch, talmente devoti alla causa da dichiarare quanto segue: “Suicide Watch are not interested in becoming ‘the next big thing'. We just want to enjoy ourselves playing the music we enjoy when we enjoy playing it. As a consequence of this attitude, the whole album was recorded, mixed and mastered in just four days, all tracked live, with no digital trickery, no click tracks or Pro-Tools to polish off the rough edges”. E già per questo mi stanno simpatici… Se poi aggiungiamo che pur non essendo il nuovo capolavoro dei tempi nostri “Global warning” è piano comunque di un tot di ottimi brani old school thrash metal, direi che una (nuova) chance alla band possiamo darla tranquillamente…
Dalla premessa che ho fatto poco fa direi che è inutile che stia qui a spiegarvi con cosa avete a che fare o che vi parli della produzione dell’album, volutamente scarna e minimale. Vi basti sapere che i brani funzionano, senza fronzoli e inutili orpelli. In “Global warning” troverete solo tanto putrido thrash, comprese le innumerevoli e inevitabili citazioni dei mostri sacri (ma stic***i), e a ricordarvelo ci penseranno brani come “Death triplicate”, la scheggia “Inexorable”, “The broken back of democracy” o “By the time you read this… I will be dead”, fulgidi esempi di come bisogna affrontare il genere senza snaturarlo. Insomma, niente di imprescindibile, ma un altro simpatico tassello da andare ad aggiungere al copioso mosaico di giovani band che hanno provato, chi con più successo, chi con meno, a riportare in auge l’era forse più fulgida, pura e significativa del metal.
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