Napalm Death - The Code Is Red...Long Live The Code

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:45 min.
Etichetta:Century Media
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. SILENCE IS DEAFENING
  2. RIGHT YOU ARE
  3. DIPLOMATIC IMMUNITY
  4. CODE IS RED...LONG LIVE THE CODE
  5. CLIMATE CONTROLLERS
  6. INSTRUMENTS OF PERSUASION [FEAT. JAMEY JASTA]
  7. THE GREAT AND THE GOOD [FEAT. JELLO BIAFRA]
  8. SOLD SHORT
  9. ALL HAIL THE GREY DAWN
  10. VEGETATIVE STATE
  11. PAY FOR THE PRIVILEDGE OF BREATHING
  12. PLEDGE YOURSELF TO YOU [FEAT. JEFF WALKER]
  13. STRIDING PURPOSEFULLY BACKWARDS
  14. MORALE
  15. OUR PAIN IS THEIR POWER

Line up

  • Mark "Barney" Greenway: vocals
  • Mitch Harris: guitars
  • Shane Embury: bass
  • Danny Herrera: drums

Voto medio utenti

I Napalm Death sono talmente leggenda che ormai s’è perso il conto dei loro albums e anche il loro inizio di band si perde in qualche parte imprecisata (o forse ignorata) degli anni ’80, ammantando di mito così una delle bands più longeve ed influenti della storia del metal.
Il nuovo “The Code Is Red…Long Live The Code” è una mazzata dall’inizio alla fine, e dopo tanti anni ci si chiede davvero come facciano ancora a pestare così duro, con così tanta convinzione.
La risposta a questo interrogativo sta tutta nella coerenza e nell’onestà di quelli che possiamo a buon rigore considerare come i proletari del metallo, quelli che non si scordano da dove son venuti, anche se adesso possono permettersi di fare tours in giro per il mondo, anche se, ad onor del vero, la band non disdegna mai di suonare, quando può, nei centri sociali, anche a prezzo politico (e ricordo quando all’inizio degli anni ’90 [’91? ’92?] vennero a suonare al “tien a’ ment” a Napoli).
La band sul disco usufruisce di alcune guests davvero d’eccezione, e parlo di Jamey Jasta degli Hatebreed, presente su “Instruments Of Persuasion”, di Jello Biafra su “The Great And The Good” e di Jeff Walker su “Pledge Yourself To You”.
Il disco corre via veloce, alternando vecchie reminiscenze di schegge grindcore impazzite, quali “Right You Are” e “Diplomatic Immunity”, a pezzi più cadenzati come “All Hail The Grey Dawn”, passando per il classico death/grind suonato con tonnellate di lucida cattiveria, un’intensità mostruosa e un’attitudine da squatters incazzati neri, ascoltate “Vegetative State” per rendervene conto. Poi ascoltare Jeff Walker che canta nel suo classico modo è da lacrime agli occhi.
Il sound è forse meno convulso dei due precedenti album “Order Of The Leech” ed “Enemy Of The Music Business”, e la produzione è forse leggermente migliorata, ma i Napalm Death sono grezzi dentro e Barney da un’ulteriore prova della sua ugola sgraziata e graffiante, così come i riffs di Mitch Harris sanno ancora "grindare" alla grande. Un pezzo come “Striding Purposefully Backwards” incarna perfettamente quello che ho detto. In chiusura poi troviamo la splendida “Morale”, dall’inizio letteralmente apocalittico e quasi doomy, una canzone pesantissima e massiccia col suo andamento cadenzato e pachidermico, che va a chiudere nella maniera più placida possibile, fungendo così da introduzione per la conclusiva “Our Pain Is The Power”, la cui anima è industriale.
Il ritorno dei Napalm Death non è il capolavoro dell’anno, è solo un’altra lezione di violenza, attitudine e coerenza che questi operai inglesi danno al nostro povero cervello, è solo una occasione in più per spaccarci il culo. Giù il cappello.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino
The Code...

Buon album, alcune canzoni spiccano il resto è "normale"

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