Parlare di “ingenuità” per una
band in giro (sebbene in configurazioni e con velleità artistiche diverse) dal 1996 potrebbe sembrare un po’ anomalo, eppure ascoltando “At number 4” dei
Gadara quello che rilevo è proprio una mancanza di maturità espressiva e compositiva, mitigata da buone capacità tecniche e da un discreto gusto melodico.
Troppo poco “caratterizzato” e intenso, l’
hard rock dei veneti non conquista in profondità dal punto di vista emotivo e nemmeno le scorie di
prog,
pop e
metal riescono a far emergere brani tutto sommato piacevoli e tuttavia mai in grado di catalizzare veramente l’attenzione dell’astante.
Il cantato di Daniele Bertoli, prodigo di frequenze alte e di
metallo ottantiano, pur abbastanza preciso, rappresenta anch’esso una piccola “incognita” nelle possibili valutazioni dell’ascoltatore, mentre piace parecchio il
guitar-work di Emanuele Malini e Francesco Piccoli, sempre piuttosto incisivo e focalizzato.
L’alternanza tra madrelingua e inglese poteva essere una scelta intrigante, ma testi non particolarmente ispirati e alcune approssimazioni nella pronuncia anglofona finiscono per ridurre gli effetti positivi di tale soluzione.
E allora, tutto “da buttare”? Ovviamente no … come anticipato, il lavoro (molto curato nella sua veste grafica) è nell'insieme dignitoso e dimostra le sue migliori qualità nella grintosa
title-track, nella spigliatezza
bluesy di “Riding the sound wave”, nelle cromature di “Nessuna risposta” e negli intriganti fraseggi di “La mia isola”.
Discorso a parte merita “Cantastorie” e la sua controparte in inglese “Storyteller” … nonostante sia un estimatore del
rock in italiano e ritenga complessivamente i Gadara più a loro agio con la
lingua di Dante, visti i contenuti non esattamente “sorprendenti”, mi trovo costretto a prediligere la seconda trascrizione, caratterizzata da un’utile “protezione” idiomatica e da un efficace arrangiamento
unplugged.
Per il momento, tenuto conto dell’agguerrita concorrenza che contraddistingue l’
underground contemporaneo, direi che non si va oltre la sufficienza, che potrà essere rimpinguata solo attraverso un doveroso percorso di crescita nei settori “empatia” e personalità.
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