Ecco un nuovo EP di quei fini esecutori dei Coffins. E chi se lo sarebbe mai aspettato? Dopotutto tra EP, split e compilation varie, i becchini giapponesi possono contare semplicemente VENTISETTE uscite, a cui vanno aggiunti i quattro full lenght ufficiali, ultimo dei quali è il discreto The Fleshland di un paio di anni fa.
Perché parlarne allora? Cosa avrà mai da offrire questo nuovo dischetto?
Innanzitutto, onore e rispetto per una band che si muove nell'underground in maniera vera, costante e viva (a dispetto del nome) e poi perché abbiamo comunque davanti una mezz'oretta di nuova musica che, anche se non inventa assolutamente nulla, può sicuramente interessare chi li segue con costanza.

La formula anche in questo caso non cambia ed il marcio e grezzo doom-death dei nostri è sempre protagonista nel bene e nel male. Ecco, la voce in queste nuove registrazioni risulta un po' incollata sulla musica, non bene integrata. Sotto, invece, il pastone putrido di chitarra, basso e batteria scorre a dovere e questi giapponesi, continuando imperterriti da quasi 20 anni anni a mischiare gli stessi ingredienti, riescono a volte ad ottenere ottimi piatti, altre (come in questo caso) semplici spuntini. L'inizio non è dei migliori, con un doom semplice abbastanza lento e privo di mordente ma si prosegue molto meglio con l'up tempo ben strutturato di Tyrant, in pieno stile Autopsy che cede il passo ai 7 minuti di una title track viscosa e sinistra, spessa, lenta, che ha molti punti di contatto nei vecchi Cathedral. Il pezzo migliore è forse la cattiva Stairway to Torment in cui si inserisce un po' di velocità in mezzo ad un muro nero, prima che una sorta di influenza tipo "Motörhead del male" si impossessi di An Obscure Pain. Chiude "simpaticamente" l'ignoranza malsana in up tempo di Decapitated Crawl.

Nessuno scossone e nessun brano che colpisca particolarmente, giusto un buon appetizer in attesa della prossima portata.