I rumeni
Whispering Woods danno luce al secondo full-lenght della loro carriera. L’odierno “
Perditus Et Dea” è il successore di “
Fairy Woods” del 2011, disco autoprodotto che, all’epoca, pare abbia riscosso un discreto successo.
Symphonic Gothic Metal è la definizione adatta alla musica dei nostri, i quali, non paghi di poter contare su due cantanti femminili di estrazione operistica, arricchiscono a loro musica di flauti e partiture dal sapore folk, come nella lunga “
Farewell Ladybug”.
Pare d’obbligo premettere subito che uno dei difetti principali della musica dei
Whispering Woods è quella di credere di poter utilizzare solo le vocals femminili, esplorandole in lungo e in largo, e c’è bisogno di attendere l’ottava canzone, “
Poetica”, per vedere un bel contrasto con una voce growl.
Al di là dello stereotipo gotico del contrasto voce femminile/voce maschile, è chiaro che ciò concede alle composizioni un respiro maggiormente dinamico. Ascoltare una voce lirica per un’ora e passa, sebbene con qualche contrasto di chitarre heavy, è difficilmente sopportabile e, alla lunga, annoia.
In quest’ottica, pezzi come “
My Altar”, sono un vero balsamo, velocizzando la musica e appesantendo le chitarre.
Tutto quanto sopra detto mette in luce una cosa, ovvero che nei pezzi più ordinari, il cuore di questo disco, quelli che sostanzialmente definiscono la proposta dei rumeni, non si sfiorano picchi di rilievo. Nulla che faccia gridare al miracolo, nonostante la tanta carne al fuoco.
Non un disco malvagio, ma le composizioni andrebbero riviste nel senso di un maggior dinamismo vocale e musicale.
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