Broderick "Basta! Adesso ce ne andiamo dai Megadeth e gli facciamo vedere noi a Padre Mustaine come si suona thrash metal! Sei con me Shawn?"Drover "Certo! Sono stufo della sua tirannia! Sfidiamolo sul suo campo!"Broderick "Se ci mettiamo semplicemente a suonare thrash in una nuova band non so se capisce che ce l'abbiamo con lui..."Drover "Ci vorrebbe qualcosa che faccia capire a Dave che ci ha rotto... qualcosa di diretto"Broderick "Tiriamo fuori un nome giusto, come fosse un atto di sfida..."Drover "Ecco, questo intendevo!"E nacquero gli
Act of Defiance.
Non so se sia andata esattamente così, non credo che i fatti si siano svolti in maniera molto diversa.
Chris Broderick e
Shawn Drover, rimasti rispettivamente 6 e 10 anni alla corte del rossocrinito più famoso del thrash, hanno deciso di fuoriuscire da una realtà importante come quella dei
Megadeth per camminare con le loro gambe.
Il risultato dei loro sforzi è questo
Birth And The Burial che si presenta sulle nostre scrivanie un pochino a sorpresa, accompagnato dall'ottimo artwork del sempre bravo
Travis Smith, e che si rivela essere un disco interessante.
In poche parole, l'album unisce le basi e gli elementi del vecchio thrash e li trasporta nel 2015 = modern thrash. Ci sono quindi un sacco di riff ruvidi, precisi, potenti, ci sono parti con molto groove che però mantengono un legame con le radici del genere e c'è soprattutto la sorpresa nel sentire un
Broderick che resta al suo posto e non riempie di chitarre ed assoli infiniti il disco. Misurato ed essenziale. L'apertura affidata a
Throwback mette subito le cose in chiaro e si rivelerà uno dei pezzi migliori, prima che il lato negativo di questo album prenda il sopravvento. Sto parlando del cantato di
Henry Derek, singer poliedrico che spazia continuamente con il suo registro tra urla, growl, parti pulite, sussurrate dando un taglio molto moderno al disco ma, allo stesso tempo, privandomi di vere emozioni che avrei provato con un singer più "classico". Per descrivervi il suono degli
Act of Defiance, dovete pensare ad una forte impronta
Testament accoppiata al tipo di voce sopra descritta, a cui aggiungerei echi di
Megadeth (
Crimson Psalm attacca con un riff 100%
Mustaine) uniti a qualcosa di più moderno tipo
Trivium ed
Unearth. Ecco, queste due ultime formazioni sono quelle che troverei più attinenti per fare un paragone. Le canzoni hanno un riffing spesso incisivo ed interessante (al minuto 3,30 di
Refrain and Re-Fracture c'è addirittura un riff rubato a
Shaffer), anche i bridge funzionano a dovere, dove i Nostri cadono sono i refrain che a volte vogliono essere piacioni col risultato di diventare pallosi, come parte delle strofe. Si sente che sono musicisti che ci sanno fare, sanno suonare e costruire una buona canzone ma... non sanno emozionarmi, non sento la scintilla della pazzia, quella scheggia che trafigge le orecchie e ti entra dentro. Come detto, probabilmente è "colpa" di questo lato moderno se il disco non riesce a convincermi del tutto, portate pazienza, ho i miei anni.
Concludendo, direi che questa è una discreta partenza con spunti davvero esaltanti che può seriamente piacere a chi di voi ha meno problemi nell'affrontare un suono che tende a
Trivium, Unearth e compagnia moderna ma, per arrivare a competere con i
Megadeth, ne devono mangiare ancora parecchi di panini. A meno che gli
Act of Defiance non intendessero sfidare i
Megadeth di
United Abomination, Th1rt3en, Super Collider e ciofeche varie, in questo caso, ne uscirebbero trionfanti. Non che ci voglia molto...
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