I
Ghost sono il classico gruppo che mi fa sentire vecchio.
Negli anni della mia adolescenza, allorquando mi fregiavo della reputazione di incorruttibile
defender of the faith, avrei maturato un’idea tutt’altro che lusinghiera sul loro conto.
Conoscete meglio del sottoscritto l’elenco di criticità comunemente attribuite al gruppo svedese:
- puntano più sull’immagine e sul marketing che non sulla musica vera e propria;
- a dispetto di tematiche, costumi ed immaginari evocati, non suonano nemmeno metal vero e proprio;
- si fanno portavoce di un satanismo da pop corn, insincero, di mera facciata;
- non possiedono chissà quale perizia esecutiva;
- si limitano a mischiare i
Blue Öyster Cult ai
Mercyful Fate, semplificandone però il riffing e annacquando il tutto con hooks commerciali, melodie poppeggianti, costruzioni compositive elementari.
Accuse, queste, un tempo più che sufficienti a tenermi a siderale distanza da ogni loro release.
Invece, come potete constatare dal voto in calce, ora che tengo moglie, cane, maturità (?) e un lavoro rispettabile (??), ho gradito eccome.
Già, perché
Meliora, se valutato a mente sgombra, senza perdersi in orpelli extramusicali o elucubrazioni su genunità, longevità e qualificazione, si rivela davvero un buon lavoro. Migliore (come lo stesso titolo sembra suggerire) del precedente
Infestissumam, e non così lontano dai livelli del fantastico debut
Opus Eponymus.
Già ben disposti dall’evocativo artwork a sfondo horror-distopico di
Zbigniew Bielak (che vanta collaborazioni, tra gli altri, con
Sólstafir,
Behemoth e
Vader), si viene ulteriormente incentivati all’ascolto dai suoni ottenuti dal produttore
Klas Åhlund. Suoni volutamente sottili, tenui, ma robusti qualora necessario -si sentano, in proposito, il groove della linea di basso su
From the Pinnacle to the Pit o il guitarwork di
Mummy Dust-.
Ciò che più conta: songwriting, ispirazione e freschezza, dopo il pesante tonfo registrato in occasione dell’EP
If You Have Ghosts, sono tornati ad assestarsi su livelli più che discreti.
Certo: non si può parlare di capolavoro, né di proposta originale in senso assoluto (l’influenza delle band di
King Diamond e
Buck Dharma si percepiscono ancora; l’incipit di
Cirice mi ha fatto tornare in mente quello di
Burn in Hell dei
Judas, mentre il main riff di
Absolution sembra piuttosto simile a quello di
Of Wolf and Man). Nondimeno, il sound dei Nostri rimane semplice e leggero quanto volete, ma comunque pregno di fascino, di suggestioni vintage e di feeling occulto.
Molto fa, in questo senso, l’ormai celebre impostazione vocale di
Papa Emeritus (
III a questo giro), algido, sacrale, sottilmente maligno come suo solito. I
Nameless Ghouls, dal canto loro, completano il quadro con la consueta prestazione, non certo trascendentale ma puntuale ed efficace.
Brani davvero scadenti non ne ho trovati: al netto delle due brevi strumentali -
Devil Church e
Spoksönat- individuo semmai una sostanziale filler in
Majesty, piuttosto anonima e priva di mordente.
Tutto il resto, a mio avviso, fila in modo egregio, con una nota di merito per l’opener
Spirit, sorta di compendio delle qualità della band scandinava, e per le splendide linee vocali di
He Is, ballatona seventies tanto ruffiana quanto irresistibile.
Se poi per voi i
Ghost restano a prescindere un gruppo di buffoni mascherati,
amen. Nel mio piccolo, posso solo consigliarvi di concedere a
Meliora una chance, rimetterlo nello stereo ed attendere il concerto italico del prossimo novembre.
Ite missa est.