A sei anni dal precedente “With echoes in the movement of stone” i
Minsk ci presentano un nuovo lavoro, che pur confermando il loro stile segna i prodromi di un’evoluzione.
Post-metal sludge, per la continua alternanza di assalti heavy schiacciasassi e passaggi emozionali alla Neurosis. L’opener “To the initiate” è esplicativa dell’impatto creato dai ragazzi dell’Illinois: chitarrismo tetro e imponente, urla brutali, ritmiche assassine, ma anche spazi ariosi e disperati. Ancora più apocalittica “Within and without”, nella scia dello sludge più oltranzista, ma il piatto forte è la suite in quattro movimenti “Onward procession” dove la band ci guida in un articolato percorso in crescendo, passando dalle atmosfere spettrali all'oscurità metallica più impenetrabile.
Poi il lungo album si dipana anche con qualche momento meno ispirato, ma in modo più organico rispetto al passato. Gli americani appaiono maggiormente aperti a soluzioni alternative e offrono respiro al loro sound tetragono. Sicuramente una prova riuscita.
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